Sikkim the beautiful

sikkim

Varanasi, Uttar Pradesh

Come premessa devo dire che ho lasciato il Sikkim con una punta di delusione, perche’ non ho potuto andare dove volevo ( mi sarebbe piaciuto molto vedere alcuni posti nel Nord ) e quindi tutto il viaggio ne ha risentito. Tra l’altro la mancanza di riscaldamento ( io mi immaginavo delle piacevoli serate accanto a delle calde stufe a legna, che invece qui sono delle cose sconosciute ), soprattutto nei villaggi in quota e’ una cosa fastidiosissima e onestamente non riesco a capacitarmi di come si possa vivere in questo modo, semplicemente aspettando che l’inverno passi. Qui devono avere perso un anello nella catena dell’evoluzione umana, visto che anche l’uomo preistorico si scaldava al fuoco quando aveva freddo. E l’assurdita’ piu’ grande e’ che sono completamente circondati da foreste!! Per fortuna pero’, un po’ per culo, un po’ per istinto di viaggiatore e un po’ perche’ noi italiani siamo maestri nell’aggirare le leggi, sono riuscito almeno in parte a godere della straordinaria bellezza di questo paese, dei suoi paesaggi da favola e della gentilezza quasi imbarazzante dei suoi abitanti. Mi aspettavo un posto piu’ turistico, invece qui lo sfruttamento del turismo si puo’ dire che e’ appena iniziato e anzi nella maggior parte dei posti non c’e’ nulla per i turisti occidentali. Ci sono pochi negozi di souvenir e prodotti locali ( e solo a Gangtok e a Pelling ), non ci sono ristoranti che fanno pizza, spaghetti o cibo israeliano, non ci sono “touts” ne’ tassisti o similguide insistenti che vogliono farti fare giri turistici. Nella capitale Gangtok e’ difficile perfino trovare un negozio che venda cartoline. L’unica cosa veramente “turistica” sono le molte agenzie di tours and treks che pero’ sono nate non con l’idea dello sfruttamento turistico ma per un’esigenza legata alle assurde leggi dello stato. In realta’ l’unica citta’ dal sapore vagamente turistico e’ Pelling, ma comunque siamo lontani anni luce dai posti turistici nostri ma anche da posti famosi dell’India.
Se il Tamil Nadu e’ lo stato piu’ “indiano” dell’India, la culla della civilta’, della religione e della tradizione indu’, il Sikkim e’ senza ombra di dubbio quello meno “indiano”. C’e’ pochissimo dell’India che ho conosciuto nei miei viaggi e la gente ( la gran parte di origine nepalese ) sembra davvero non avere niente a che fare con gli altri indiani. Qui le strade sono in genere pulite e usano i bidoni della spazzatura ( certo non siamo ancora agli standard europei ma la direzione e’ quella giusta ); tutti sono disponibili e cordiali e si prodigano per aiutarti in ogni modo possibile; gli autisti guidano con prudenza e usano il clacson con parsimonia; la contrattazione praticamente non esiste e nessuno cerca di fregarti; quell’aura di spiritualita’ e misticismo che aleggia nella maggior parte delle citta’ indiane qui e’ quasi assente, malgrado i molti monasteri; qui mangiano molta carne e bevono molto ( ed e’ strano in un posto descritto come un’isola felice, un paradiso in terra, c’e’ qualcosa che non quadra… ); non ci sono mendicanti ( potrebbero mandarne un po’ da Hardiwar, dove ne hanno troppi… ); sono molto meno “cialtroni” ( come li definisce l’amico Mirko ) degli altri indiani e anzi sembrano sapere cosa fanno e cosa dicono; c’e’ addirittura qualche folle anticonformista ( e probabilmente anche comunista… ) che usa la scopa con il manico!!
Questo stato pero’ non e’ certo esente dalle contraddizioni tipiche dell’India e anche qui si vedono molte cose assurde e gente che fa lavori a dir poco stravaganti. In particolare uno dei lavori piu’ diffusi pare essere quello che io ho sempre definito il piu’ insensato e infame mestiere del mondo, la “spaccatrice di sassi”. Non riesco proprio a capire perche’ delle persone debbano fare un lavoro del genere, che non si fa piu’ fare nemmeno agli assassini e ai rapinatori di banche. MA BUON DIO, usate gli i-phone, guardate la tv via satellite e navigate in internet, viaggiate su jeepponi da 50000 euro, ma usare una stupidissima macchina schiacciasassi nooo?
Per viaggiare in Sikkim bisogna armarsi di un buon bagaglio di pazienza, tutti se la prendono moooolto comoda e in genere sono decisamente piu’ lenti degli altri indiani, che sono gia’ lentissimi.
Se si vuole visitare questo paese bellissimo questo e’ il momento giusto, c’e’ ancora molto da scoprire ( quasi tutto il nord e’ rimasto chiuso al turismo fino a un paio d’anni fa ) e malgrado l’occidente sia gia’ arrivato da tempo non si puo’ dire che abbia avuto l’impatto devastante che ha avuto in molti altri posti dell’Asia. Forse tutto cambiera’ in pochi anni, quindi e’ meglio approfittare, ormai nel mondo e’ sempre piu’ raro trovare posti del genere. E secondo me se non si soffre troppo il freddo l’inverno e’ la stagione giusta, si puo’ godere di splendide giornate con fantastici cieli blu e soprattutto non c’e’ nessuno ( alcuni posti potrebbero risultare fastidiosi con troppi rumorosi turisti indiani ). A me comunque piacerebbe tornarci in primavera, quando i rododendri giganti sono in fiore ( i fiori dei rododendri sono tra i miei preferiti, io ne ho 6 nel mio giardino ma sono dei bonsai in confronto a quelli che ho visto qui ), magari a fare il trek al passo di Goecha-La. E poi magari spingermi ad est, a conoscere gli stati piu’ selvaggi e misteriosi dell’India, seguendo il corso del Brahmaputra…
 
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kanchenjunga

 
Comunque non credo che tornero’ finche’ non aboliscono i loro assurdi permessi ( che penso servano anche per gli stati dell’estremo est ), non ho intenzione di fare noiosissimi tour organizzati o trekking dove devo seguire una “tabella” e stare al passo di una guida.
Del selvaggio nord ho avuto solo un assaggio e debbo dire che mi e’ piaciuto molto. Mi sono fermato un paio di giorni nel piccolo villaggio di Singhik, che praticamente e’ stato appena aperto ai viaggiatori indipendenti. Nel villaggio non c’e’ nulla di turistico, e il tourist lodge dove avrei dovuto fermarmi sembrava abbandonato da mesi. Per fortuna un’intraprendente e gentilissima signora del posto ha deciso di affittare un paio di camere sotto l’insegna della “Friendship guesthouse”. Mai nome fu piu’ azzeccato, ci si sente davvero tra amici. Il posto era molto bello e la cucina sembrava quasi una delle cucine tipiche friulane, in muratura con i mobili in legno massiccio. Qualcuno potrebbe pero’ chiedere: perche’ fermarsi in uno sperduto villaggio tradizionale del Sikkim dove non c’e’ nulla di turistico? Un motivo c’e’ ed e’ anche ottimo: da Singhik si puo’ ammirare uno dei piu’ straordinari panorami sul gruppo del Kanchenjhunga, che domina sontuoso la profonda vallata. Anche li’ ho avuto la fortuna di poter godere di un’altra incredibile alba himalayana ( delle quali credetemi non ci si stanca mai… ). In particolare il Kanchenjhunga, che appare vicinissimo, si e’ letteralmente incendiato appena sfiorato dai primi raggi del sole. Fantastico!! ( e che belle foto ho scattato quel giorno, tra le migliori di tutto il viaggio ).
Poi mi sono fermato a Ravangla, la citta’ del vecchio west. La strada principale infatti ricorda vagamente il set di un film western. La citta’ gode di una certa fama per la bella vista sulle montagne ( soprattutto sul Narshing, sullo Jophno e sul Rothang ), per un paio di monasteri che si trovano a pochi chilometri ma soprattutto per Maenam hill, collina che domina tutto il paesaggio e dalla quale si puo’ godere di un superbo panorama sull’Himalaya. Un’altra attrazione sara’ la mega statua di Buddha che stanno costruendo ( ho visto il cantiere e la testa e’ davvero enorme ). Anch’io in ogni caso visto che ero qui ho deciso di salire sulla collina ( anche qui come in Nepal chiamano colline montagne di oltre 3000 metri… ), anche se in teoria non avrei potuto andare da solo. Ma i soldi sono buoni anche qui e non e’ difficile convincere i pur onesti sikkimesi con un’onesta mazzetta. Sulla cima non ho potuto vedere tutte le montagne ma l’escursione e’ stata comunque bellissima e la foresta di bamboo e rododendri giganti ( che bellezza dev’essere questo posto in primavera! ), dove vive il panda rosso ( che dopo aver visto al mini-zoo di Darjeeling ho eletto come animale piu’ simpatico del mondo ) e’ qualcosa di veramente straordinario. Da non perdere se si e’ da queste parti.
Poi mi sono diretto verso l’estremo west e mi sono fermato a Yuksom, la prima capitale del Sikkim. Questo villaggio e’ l’ultimo che si puo’ raggiungere in automobile ( con una strada da brivido, che pero’ stanno mettendo molto lentamente a posto ) ed e’ la base per i trekking piu’ famosi di questa remota area himalayana. Il villaggio e’ molto carino e ricorda un po’ i nostri alpeggi sulle Alpi. C’e’ qualche simpatica locanda ( ma stanno costruendo un mega albergo anche qui, da evitare ) e un paio di ristorantini dove si trova un po’ di tutto e soprattutto molto buono. Non lontano dal villaggio c’e’ il coronation throne, il trono sul quale venne incoronato il primo re del Sikkim, che fu scelto da un lama venuto dal Tibet dopo una visione. Il giorno seguente ero indeciso se andare a vedere le Kanchenjhunga waterfalls e il famoso Kecheopari lake ( che pero’ dalle foto non mi sembrava granche’ ) oppure fare un trek di una giornata fino a Tashiding ( per il quale penso servisse un permesso che ovviamente non avevo… ). Alla fine ho optato per la seconda soluzione, avevo bisogno di passare una giornata nei boschi lontano da tutto e tutti.  E’ stata una giornata bellissima, forse la migliore che ho passato qui in Sikkim. Dopo aver fatto colazione sono partito subito spedito per il monastero di Dubdi, che si trova in cima ad una collina a circa mezz’ora da Yuksom, isolato completamente dal mondo ( e’ infatti frequentato dai monaci che cercano il silenzio e la solitudine ) e dal quale si gode di una discreta vista sul Kabru, sul Jannu e sul Rathong. Poco dopo il monastero si attraversa un fiume e quindi ci si inoltra nella fitta foresta ( dove non e’ difficile perdersi ) che a tratti ricorda le nostre faggete, anche se qui gli alberi sono querce e oltre alle felci ci sono verdissime distese di cardamomo e bei boschetti di enormi bamboo. Si attraversano pittoreschi villaggi con case colorate e capanne di bamboo intrecciato dove nelle verdi terrazze si coltivano ortaggi e cereali. Molti anche gli alberi da frutto, soprattutto aranci. La gente, neanche a dirlo, e’ di una simpatia e di una gentilezza disarmanti. E’ stata davvero una piacevolissima camminata ( e comunque anche se il percorso era perlopiu’ in piano e in discesa alla fine mi sono fatto circa 23 chilometri a piedi… ) veramente “off the beaten track”, e’ stato il giorno nel quale penso di aver colto la vera essenza di questo fantastico e remoto piccolo paese himalayano. Come ho detto seguire il sentiero non e’ stato sempre semplicissimo e infatti verso la fine non so come ho perso la traccia e mi sono ritrovato sulla strada asfaltata a circa 4 km da Tashiding.
 
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A Tashiding sono stato molto bene, e’ chiaro che il famoso monastero che si trova sulla collina di fronte al villaggio emana delle vibrazioni di tranquillita’ e di pace. Se avessi avuto un po’ di tempo in piu’ mi sarei fermato alcuni giorni, magari ad approfondire la mia conoscenza del buddismo tibetano, del quale in realta’ conosco solo poche cose. Sono andato al monastero sia all’alba che al tramonto, quando la luce soffusa che penetra tra gli alberi crea un’atmosfera magica e quando i monaci recitano incessantemente i mantra e suonano i loro bizzarri strumenti. Pochi giorni dopo ho saputo che era presente un famoso Lama e che era in corso una continua recita del mantra OM MANI PADME HUM per la pace nel mondo e in particolare in Palestina. Il monastero e’ fantastico sia all’interno che all’esterno e non saprei immaginare una posizione migliore per un luogo di preghiera e di raccoglimento. Si trova sul cocuzzolo di una collina e domina tutte le profonde vallate circostanti, in mezzo ad una foresta di querce e di bandiere di preghiera. Di fronte si ergono aguzzi il Narshing e lo Jophno. Questo monastero e’ forse il piu’ importante centro di pellegrinaggio del Sikkim e i fedeli arrivano un po’ da tutto il mondo buddista himalayano. Qui si dice che abbia meditato a lungo il Guru Rinpoche e nel grande chorten sono contenute le preziose sacre reliquie del buddha precedente al Sakyamuni. Per questo fare la pradakshina ( deambulazione rituale in senso orario ) pare porti grandi benefici oltre che la cancellazione di tutti i peccati.
Dopo aver goduto della splendida alba di Tashiding ( dove tra l’altro ho dormito in una guesthouse gestita da bambini di 10 anni… ) me la sono presa comoda prima di partire, mi sono concesso una buona colazione e qualche chiacchiera con i locali. Non sapevo pero’ che dopo le prime jeep del mattino poi c’era molto da aspettare ( un tempo imprecisato tra mezz’ora e 3 o 4 ore ) e quindi dopo averci pensato un po’ su ho deciso di incamminarmi verso Legship, sperando in un eventuale cortese passaggio di qualcuno. Il passaggio ovviamente e’ arrivato quasi subito, un gentile signore che andava a Gangtok appena mi ha visto si e’ fermato a chiedermi dove andavo e se poteva aiutarmi. Poi a Legship non e’ stato difficile trovare una jeep collettiva per Geyzing e quindi per Pelling. Pelling si trova adagiata sul fianco di una collina in una posizione magnifica, tra due splendidi monasteri buddisti, e offre una vista quasi impareggiabile sulle montagne del gruppo del Kanchenjunga. L’opuscolo che danno all’uffcio del turismo la descrive perfettamente: ” Here you can find the most idyllic hotels and resorts set in picturesque locations. The best thing to do in Pelling is to book into a hotel room with a window opening onto the mountain view, and simply let the day grow, watching the clouds drift by. For a little activity you might want to drive to the thundering Kanchenjunga waterfalls, just an hour away. Otherwise peaceful thoughts, a little chang and the mountains for company is the ideal finale to your trail through west Sikkim.”.
 
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A Pelling ci sono piu’ alberghi che case ( effettivamente prima che si scoprissero le grandi potenzialita’ turistiche del posto questo era un piccolo villaggio di poche anime ) ma in questo periodo sono quasi tutti chiusi, come i negozi e le agenzie di viaggi. Si incontra pero’ qualche raro viaggiatore occidentale, ne ho perfino visto uno “da India”, il classico backpacker. Restera’ comunque l’unico che ho incontrato in Sikkim. I monasteri che dominano le colline che sovrastano il villaggio sono entrambi meravigliosi e offrono forse i migliori panorami dell’intero Sikkim. Dal monastero di Sanga Chaolin, uno dei piu’ antichi del paese, si puo’ godere di un tramonto davvero spettacolare, da non perdere!!! Sull’altro versante sorge il monastero piu’ famoso e prestigioso del Sikkim, quello di Pemayangtse. Anche da qui il panorama e’ sublime ma cio’ che colpisce di piu’ e’ l’interno del monastero, decorato da straordinari e coloratissimi dipinti e da statue del Buddha e delle varie incarnazioni del Guru Rinpoche. La vera perla di Pemayangtse si trova al secondo piano: si tratta di una bizzarra costruzione ( impossibile da descrivere, e’ una specie di castello in miniatura ) chiamata Zangtok-Pal-Ri, che rappresenta il mondo celeste di Padmasambhava cosi’ come lo vide il Lama Latsun Chempo in una visione. Bellissima!!! Un chilometro oltre il monastero ci sono le rovine del palazzo di Rabdentse, in se’ non molto interessanti ma dalle quali si puo’ godere del piu’ classico dei panorami a 360 gradi del Sikkim, veramente quasi commovente sul far della sera…
Inizialmente volevo trascorrere a Pelling tutti i pochi giorni che mi separavano dalla partenza per Varanasi ma poi ho cambiato idea e ho deciso di vedere almeno un’altra citta’, Namchi, nella quale pero’ non sono mai arrivato. Questo ultimo giorno del mio Sikkim independent tour e’ stato uno dei piu’ stravaganti e bizzarri di tutto il viaggio, a pensarci mi viene ancora da sorridere molti giorni dopo.
Appena uscito dall’albergo vedo una Jeep in partenza, che guarda caso andava a Jorethang, che è vicina a Namchi, e stava aspettando un ultimo passeggero. Così salgo e si parte subito, non mi sembra vero, spesso ho dovuto aspettare molto queste jeep collettive. Durante il viaggio, chiaccherando con alcuni passeggeri scopro che a Jorethang c’era un mega festival folcloristico e quindi decido di fermarmi qualche ora a dare un’occhiata. C’era moltissima gente, un grande mercato con tanto di luna park e moltissime bancarelle che vendevano prodotti locali e che cucinavano cibo tipico di varie parti del Sikkim, del Nepal e del Tibet. Mentre passeggiavo tra la folla variopinta noto un gruppo di danzatori vestiti con degli abiti tradizionali e decido di avvicinarmi a fare qualche foto. Su di un palco c’erano dei politici locali seduti comodi davanti ad una bella tavola imbandita di ogni ben di Dio. Ad un certo punto un portaborse mi raggiunge e mi dice che sono stato invitato ad unirmi ai politici, e da lì in avanti sarò trattato come un VIP, e assaggerò praticamente di tutto ( e debbo dire tutto buonissimo ). Dal palco ci siamo spostati nella tribuna delle personalità del vicino stadio dove ho assistito ad uno splendido spettacolo di danze tradizionali e alla finale del torneo locale di calcio, decisamente meno interessante delle danze. Ogni 10 minuti arrivavano delle belle ragazze vestite con gli abiti delle tre etnie del Sikkim con enormi vassoi pieni di cibi strani, tè e alcolici fermentati da radici. Dopo aver mangiato di tutto per praticamente due ore un altro tipo dell’organizzazione è arrivato a chiedermi se avevo pranzato!! Ho quindi dovuto accettare anche il pranzo tradizionale offerto da questi alti papaveri locali, tutti a dire il vero abbastanza ubriachi ( ce n’era uno che voleva insistere che Roma non era la capitale dell’Italia… ). Dopo la partita ho anche dovuto rilasciare un’intervista ad una tv nazionale nella quale veramente non so cosa ho detto, qualcosa del tipo il Sikkim è bellissimo, la gente è gentilissima, tutto è diverso dal resto dell’India… ( cose che in fondo sono la verità ).
Poi c’è stata la passeggiata con scorta attorno alla città ( dove devono avermi scambiato per qualche importante personalità europea, vestito in modo stravagante ), i fuochi d’artificio e, ciliegina sulla torta, l’affollatissimo concerto dei ragazzi di “Indian Idol”, popolarissimo in tutta l’India. Alla fine uno degli organizzatori si è perfino offerto di ospitarmi, incredibile! A Jorethang ho avuto l’ennesima dimostrazione della straordinaria gentilezza ed ospitalità dei Sikkimesi, un popolo che davvero non si può non amare ( e ammirare ).
 
sikkim
 
Del Sikkim, escludendo la piuttosto anonima Gangtok, città cresciuta forse troppo, male e senza regole ( e dove hanno ben pensato di copiare una via centrale da una capitale del nord europa, credendo che bastasse a far diventare bella la città ), mi è piaciuto tutto: la gentilezza degli abitanti, le fantastiche montagne himalayane, i villaggi tradizionali, le profondissime vallate, le verdissime colline terrazzate, i monasteri isolati dal mondo, i fiumi verde smeraldo, le foreste di bamboo e rododendri, le donne dagli occhi misteriosi, i bambini sempre sorridenti, i lunghi viaggi in jeep, le escursioni nei boschi, il divieto di usare buste di plastica ( aboliamole anche in Italia! ).
Namaste!

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