Omo Valley – ( semi ) independent tour

Omo Valley

Nairobi, Kenya

Piccola nota geografica: ho passato l’equatore e ora mi trovo nell’emisfero australe!

Arba Minch mi era stata descritta come una bella cittadina, una delle citta’ preferite dai turisti qui in Etiopia, ma secondo me al di la’ di una discreta vista sui laghi della Rift valley non offre granche’, anzi a me e’ sembrata talmente squallida ( ma potrebbe aver influito anche il tempo brutto su questo mio giudizio ) che non ci ho pensato due volte ad andarmene il prima possibile, cioe’ la mattina dopo essere arrivato ( una cosa che non faccio mai, di solito almeno un giorno lo concedo anche alle citta’ peggiori ). Mi sono diretto quindi verso la Omo valley, e da quel momento e’ stato un continuo susseguirsi di paesaggi fantastici, mentre piano piano il tempo sembrava perdere ogni significato. Sul minibus per Konso conosco un ragazzo della valle, che si offre di farmi da guida per un paio di giorni. Cio’ che mi propone mi pare interessante e adeguato al mio modo di viaggiare. Il 99% delle persone che visitano la Omo valley sono turisti organizzati, ma c’e’ la possibilita’ di andarci anche in modo indipendente, trovandosi da soli il trasporto su camion o su auto private. Secondo me pero’ e’ piu’ sensato andarci con qualcuno del posto, perche’ da soli alla fine si finisce per spendere probabilmente di piu’, perdere piu’ tempo e non si ha la possibilita’ di relazionarsi con le persone delle varie tribu’. Certo i backpackers piu’ “puristi” storceranno il naso ( e infatti non molti vengono da queste parti ) perche’ non e’ un viaggiare completamente indipendente e perche’ comunque bisogna pagare gli ingressi ai villaggi e qualche volta per le foto. Ma dal mio punto di vista e’ un discreto compromesso.

Mi metto subito d’accordo per partire per Dimeka il giorno dopo, ma c’e’ un camion che partirebbe subito e chiede il giusto, quindi senza indugi salgo e mi inoltro verso il cuore della valle, dove potro’ godere di un tramonto superlativo. Con me in cabina ci sono un etiope e un tipo indiano di Gorakpur che lavorano nel cantiere della strada per Jinka. La strada e’ pessima ma l’autista ( che mastica tantissimo chat, una specie di foglia di coca locale ) va molto veloce, in poco piu’ di 6 ore facciamo quasi 200 km e ci avviciniamo al villaggio di Turmy, dove pero’ troviamo un fiume impossibile da attraversare col camion, quindi scendiamo, lo guadiamo a piedi e raggiungiamo il villaggio che si trova a tre chilometri, accompagnati da dei tipi di un villaggio vicino. I “migliori” 2 alberghi sono pieni, ripieghiamo in un terzo piu’ spartano ma ugualmente carissimo, dove in ogni caso dormiro’ benissimo per 8 ore filate.

Omo Valley

Mi alzo alle 6 e dopo mezz’ora io e la guida siamo gia’ alla ricerca di un passaggio per Dimeka. Purtroppo non c’e’ nulla, ma ecco che arriva il “nostro” camion, che e’ riuscito a passare il fiume e ci carica. Arriviamo nel villaggio dove stanno arrivando molti hamer per il mercato, e ci dirigiamo subito in un piccolo villaggio vicino che mi piace molto, decido quindi di fermarmi li’ per la notte. Questa gente e’ molto amichevole, per certi versi sono migliori di molti etiopi “civilizzati”. Ok, ti chiedono dei soldi, ma e’ una cosa che e’ partita da noi occidentali e che sai fin dall’inizio prima di andare nella valle. E in realta’ nessuno cerca mai di fregarti. C’e’ da dire poi che questi saranno anche dei semi-selvaggi ma sono tutt’altro che stupidi, e sanno distinguere benissimo il “viaggiatore” dal turista organizzato classico. I turisti che viaggiano nelle jeep infatti sono sempre seguiti da uno stuolo di gente, molti bambini, che gli chiedono con insistenza soldi e cose materiali. A me nessuno mi ha mai chiesto niente, ad eccezione dell’ingresso ai villaggi e qualche volta ( ma non spesso ) qualche spicciolo per le foto. E quando ho viaggiato con gli hamer nei camion mi hanno sempre trattato con estremo rispetto.

Torniamo a Dimeka per il mercato, molto pittoresco ma meno interessante del previsto. Perche’ e’ si’ un mercato per i gruppi tribali, ma e’ diventato di riflesso anche una cosa turistica, una tappa dove venire a fare delle foto e a comprare dei souvenir ( che erano belli ma carissimi, li ho lasciati dov’erano ).

Omo Valley

La decisione di fermarmi al villaggio si rivelera’ pero’ un mezzo errore, anche se e’ stata un’esperienza che non dimentichero’ mai. Infatti per il mercato un’ora e’ piu’ che sufficiente, poi ci si annoia subito nel piuttosto anonimo villaggio di Dimeka. Per fortuna incontro di nuovo la coppia di svedesi che avevo conoscuto nelle Simien e passo un po’ di tempo a chiacchierare con loro. La ragazza mi mostra le foto che hanno fatto nelle Bale mountains, davvero splendide. Poi incontro uno strano “backpacker” italiano, che viaggia da solo nella valle da un po’ di giorni e col quale sono felice di scambiare qualche parola nella mia lingua dopo piu’ di un mese e mezzo.

Quindi verso le 4 torno al villaggio ( che si chiama Tiya village, il “re” si chiama Maidi Gurda), mi bevo un altro caffe’ in una bizzarra ciotola enorme a forma di mezza zucca e mi godo il tramonto, il posto e’ meraviglioso. Ho pagato il capo villaggio anche per le danze tradizionali, ma sono gia’ pentito prima che inizino. In realta’ l’intenzione era quella di lasciare qualcosa in piu’ dei 100 birr che mi hanno chiesto per dormire ma senza fare un’elemosina, quindi mi era sembrata una buona idea. In realta’ e’ una cosa vagamente turistica, anche se ci sono solo io e alla fine si rivela interessante e divertente.

Omo Valley

Omo Valley

Alla fine delle danze il capo villaggio mi indica la sua capanna dove mi e’ stato preparato un giaciglio di pelle di capra. Dormiro’ benissimo insieme a lui e alla sua splendida famiglia ( che garantisco vestono solo pelle di capra, non hanno vestiti normali ), finche’ la mattina presto inizia a piovere fortissimo e capisco subito che la giornata sta per andare a puttane. Per tornare a Dimeka infatti bisogna guadare un fiume che la sera era un docile ruscello ma ora e’ un impressionante fiume in piena color arancione, con onde alte 3/4 metri. Per fortuna smette di piovere e il livello scende rapidamente, finche’ dopo un paio d’ore riesco a guadarlo in qualche modo con l’aiuto di 2 ragazzi hamer ( mentre dall’altro lato molti, anche locali, mi fotografano, avrei dovuto chiedere anch’io 2 birr a foto… ).

Ormai pero’ e’ tardi per tornare a Turmy dove c’e’ il mio zaino e trovare qualcosa per Konso, l’unica soluzione sembrerebbe quella di mandare la guida in moto a prenderlo e poi andare in camion a Keyafar dove non dovrebbe essere un problema trovare un trasporto. Alla fine, malgrado una strada infame dove restiamo impantanati due volte e rischiamo un incidente, riesco la sera tardi ad arrivare a Konso, dove l’indomani c’e’ il mio bus per Moyale, dove sta per iniziare un’altra avventura…

Mi e’ piaciuta moltissimo la Omo valley e se avessi avuto tempo e voglia l’avrei girata con calma come il tipo italiano di Varese ( che rincontrero’ il giorno dopo a Konso, dove andremo a vistare un’altro bel villaggio ), ma ormai volevo andarmene dall’Etiopia il prima possibile, non c’e’ mai stato un buon feeling con questa gente e non mi sentivo piu’ a mio agio.

Non posso dire di essere completamente deluso dall’Etiopia ( malgrado lo sfogo del post precedente ), ma la lascio con una punta di amaro in bocca. Era il paese, insieme al Sudafrica, dal quale mi aspettavo di piu’, e non si e’ rivelato all’altezza delle aspettative.

Omo Valley

info utili

il minibus da Arba Minch a Konso costa 30 birr, 3 ore di viaggio

a Konso mi sono fermato al St. Mary’s alla rotonda, 70 birr camera con veranda e bagno.

la Omo valley e’ relativamente cara anche se si viaggia da indipendenti: la guida mi e’ costata 40 euro per 3 giorni, il trasporto su camion costa in genere 100/200 birr ogni 100 km. I pochi hotel costano 150/200 birr a notte. I ristoranti ti possono far pagare anche il doppio del prezzo di citta’. L’ingresso ai villaggi costa 50/100 birr. 100 per dormire. 200 per le danze.

La guida si chiama Asskura Bekalu ( lo conoscono tutti a Konso ), e’ un vero hamer e conosce alla perfezione la zona e la lingua delle tribu’. Non e’ affidabile al 100% perche’ cerca di fare un po’ di cresta su tutto ma e’ onesto e comunque se si contratta tutto prima non ci sono grosse sorprese. L’amico di Konso col pizzetto invece e’ un furbacchione, non credete a niente di quello che dice.

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