Meghalaya, la dimora delle nuvole ( o delle masticatrici folli di paan )

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( Meghalaya, India )

Prima di raggiungere di nuovo Silchar, e quindi il Meghalaya, decido di fermarmi un paio di giorni nella zona più “tribale” del Tripura, le vagamente famose Jampui Hills. Queste colline, che si trovano in una zona molto selvaggia al confine col Mizoram, sono conosciute per i bellissimi paesaggi, il clima mite e gradevole tutto l’anno e per i gruppi tribali che le abitano. I gruppi etnici principali sono due e molto diversi tra loro: i Lushai sono molto simili ai Mizo, sono cristiani, ben istruiti e conducono una vita relativamente moderna, mentre i Reang sono un gruppo ancora molto legato ad antiche tradizioni in parte primitive, vivono in villaggi di capanne e le donne indossano abiti tradizionali. Le più anziane hanno elaborate collane con medaglioni e monete d’argento vittoriane, grossi orecchini e bracciali. Avrei voluto fermarmi più a lungo a conoscere meglio queste persone ma da queste parti non è semplicissimo muoversi e trovare una sistemazione. Kanchanpur credo sia abbastanza interessante come base per i villaggi Reang, ma non ci sono guesthouse e solo quando ormai avevo deciso di partire ho trovato un tizio che mi avrebbe ospitato in un ashram. Ho passato quindi i due giorni a Vanghmun, dove c’è un tourist lodge in cima ad una collina che offre un panorama spettacolare ma è un villaggio isolatissimo e tutto sommato molto simile ad altri villaggi Mizo che ormai conoscevo bene. Ne è valsa la pena soprattutto per l’alba, sarebbe stato più interessante però passare un paio di giorni in qualche villaggio Reang.

jampui hills

tripura

Il Meghalaya è uno degli stati più piccoli dell’India ma è forse il più famoso e frequentato dai turisti ( perlopiù indiani ) tra le “sette sorelle”, gli stati del Nord Est indiano. Ciò che attrae qui turisti, studenti ed immigrati è soprattutto l’atmosfera moderna, fresca e civile di Shillong, la capitale dello Stato che fu a lungo il quartier generale dei colonialisti inglesi in questa zona, che all’epoca era tutta compresa nello Stato dell’Assam. Gli inglesi notoriamente mal sopportavano il clima tropicale delle pianure indiane e trovarono a Shillong un luogo molto simile al Nord Europa, con un clima fresco d’estate e piuttosto freddo d’inverno e una vegetazione quasi alpina. Dopo l’indipendenza la città purtroppo si è rapidamente trasformata nella classica giungla di cemento indiana e molti degli edifici storici in stile coloniale sono stati praticamente “inghiottiti” da selve di orribili palazzoni o adattati a caserme o edifici governativi. Senza dubbio comunque rispetto ad altre capitali indiane la città è molto godibile e conserva ancora un tono “british”, con bei parchi, viali alberati e qualche villa dell’epoca coloniale.

Nel Meghalaya non ci sono donne con la faccia tatuata o con buffi cappelli colorati ma è uno stato molto tribale e tradizionale, e la cultura Khasi è sicuramente una delle più interessanti, affascinanti e misteriose dell’India. In questo stato il mondo va al contrario, le donne sono il sesso forte e gli uomini sono discriminati ( a questo proposito consiglio questo interessante articolo ): una cosa assurda in una società profondamente maschilista come quella indiana. Queste donne sono forti, determinate, risolute. I loro visi esprimono chiaramente la loro condizione privilegiata, anche se i lineamenti del viso sono molto delicati. Hanno sempre il broncio e le labbra rosso fuoco, ma non è a causa del malumore o perché usano troppo rossetto: è perché masticano continuamente il paan, la noce di betel. E ovviamente sputano continuamente per terra, una cosa abbastanza sgradevole da vedere per noi “civili” europei. Quasi tutte indossano l’abito tradizionale, che altro non è che una tovaglia a quadretti annodata sulla spalla. Come altri gruppi etnici che ho conosciuto in questo viaggio in questa zona remota dell’India anche i Khasi vengono dal Sud Est Asiatico, non dalla Cina però ma probabilmente dallo Stato dei Mon della Birmania. I Janthia Khasi invece dovrebbero essere dei Khmer, emigrati dall’attuale Cambogia in un’epoca molto remota. Anche qui la maggioranza della popolazione è cristiana, in prevalenza protestante ma ci sono anche dei cattolici. Nella parte occidentale dello Stato ci sono poi i Garo che vengono dal Tibet ma che non ho avuto il piacere di incontrare.

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In questo stato è abbastanza normale vedere cose strane e originali: qui come noi amano le lotterie ma ne hanno inventata una Khasi molto strana legata ad una specie di tiro con l’arco. Un gruppo di uomini in semicerchio scaglia delle frecce su un fascio di paglia che alla fine vengono contate. Si gioca su questo numero, e c’è moltissima gente che scommette, anche cifre veramente esagerate. Legati alle scommesse sono anche i famosi combattimenti tra tori, che vengono organizzati abbastanza spesso malgrado siano stati dichiarati illegali in India dal 1997. Molto strani sono anche i monoliti Khasi, che si trovano sparsi un po’ ovunque e venivano usati per vari scopi, come tombe, dimore degli spiriti o anche semplicemente per indicare luoghi importanti. Alcuni probabilmente venivano usati anche per i sacrifici umani.

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Grazie ai violenti monsoni che imperversano nei mesi estivi in questa zona, il Meghalaya si è guadagnato il soprannome di “dimora delle nuvole”. In certi periodi dell’anno piove moltissimo e non si vede il sole per settimane. In particolare l’area di Sohra ( Cherrapunji ) è conosciuta e famosa per essere la più piovosa e umida del mondo: in un solo anno si sono registrati circa 26000 mm di pioggia e più di 9000 in un solo mese! In Italia la zona più piovosa si trova in Friuli vicino al confine con la Slovenia, ma l’anno con più precipitazioni ha superato solo di poco i 6000 mm.

Prima di raggiungere Shillong ho deciso di fermarmi un paio di giorni a Jowai, la capitale delle Janthia Hills e centro importante della cultura Janthia Khasi. Le colline sono belle, tutto è verdissimo, e la cultura intrigante, ma la città mi è sembrata piuttosto squallida, la gente non molto amichevole e in più pioveva e faceva freddo. Il mercato è molto tradizionale e interessante, anche se ne ho visti di migliori durante questo viaggio. E’ quasi esclusivamente gestito da donne. Gli uomini bevono molto, la sera spesso c’è la fila nei pochi negozi di liquori del centro. Provo ad andare a Nartiang, antica capitale nota per una selva di monoliti e per un tempio dedicato alla Dea Durga ( famoso per i sacrifici umani fermati dagli inglesi ma secondo alcuni proseguiti fino in tempi recenti ), ma non riesco a trovare un minibus e i taxi sono carissimi, e alla fine rinuncio.

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shillong

“Shillong? Wonderful city, but is very, very cold there!” ( Shillong? E’ una città meravigliosa, ma fa molto, molto freddo ). Questo è una specie di mantra che si sente un po’ ovunque qui nel Nord Est, ma la città in realtà è molto meno bella di come viene descritta e non è che faccia poi così freddo, almeno non per i nostri standard europei. In ogni caso ci ho passato una piacevolissima settimana di ozio, cazzeggiando in giro per la città e organizzando l’ultima parte del mio viaggio in India nell’Assam. Di Shillong mi è piaciuta soprattutto l’atmosfera giovanile e spensierata, molto diversa da quella tipica delle città indiane. Ho conosciuto varie persone interessanti, turisti di Calcutta, locali, studenti, militari, e ho mangiato veramente benissimo, in questa città si può trovare ottimo cibo vegetariano di qualsiasi parte dell’India.

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Cherrapunji è il luogo turistico più noto del Meghalaya, e non solo per il suo record di zona più piovosa del mondo, ma perché è una vera meraviglia naturale, incastonata tra profondissimi canyon dai quali sgorgano altissime e impetuose cascate. Sparsi ovunque, quasi inquietanti, torreggiano i monoliti Khasi. Visitare Cherrapunji “on the cheap” non è semplicissimo, le varie cose interessanti da vedere sono piuttosto distanti l’una dall’altra e i taxi e i pochi hotel sono carissimi ( anche se tutti dicono che l’holiday resort è bellissimo ). Sono contrario ai tour organizzati e li sconsiglio sempre ma ci sono rarissimi casi nei quali possono essere la soluzione migliore per vedere un posto, e questo è senza dubbio il caso di Sohra. L’ufficio turistico del Meghalaya organizza dei tour giornalieri per poco più di 3 euro, non ci sono guide invadenti, c’è tempo per vedere tutto con calma e in pratica è come affittare un taxi collettivo, solo che ti costa 10 volte di meno. Un’altra buona soluzione potrebbe essere la moto e una tenda ma a Shillong non ho visto nessuno che le affittava e comunque faceva piuttosto freddo.

Info utili:

-Bus Agartala-Kanchanpur: 7 ore, 90 r
-Sumo Kanchanpur-Vanghmun: 1 ora, 50 r
-Tourist Lodge a Vanghmun: 400 r
-Sumo Kanchanpur-Dharmanagar: 2 ore, 40 r
-Bus Dharmanagar-Silchar: 4 ore, 80 r
-Hotel Sareewiew a Silchar: 230 r. A Silchar è meglio non arrivare tardi perché tutti gli hotel si riempiono -rapidamente e poi è difficile trovare camere economiche libere, ho dovuto girare più di un’ora.
-Sumo Silchar-Jowai: 5 ore, 400 r
-Sumo Jowai-Shillong: 2.30 ore, 50 r
-Embassy Hotel a Shillong: 350 r, abbastanza squallido ma accettabile per viaggiatori zaino in spalla, con grande tv, bagno e ristorante. A Shillong ci sono molti hotel ma quasi tutti piuttosto cari, ne ho trovati un paio in centro a 200 rupie ma erano veramente delle bettole infime.
-Tour giornaliero a Cherrapunji: 200 r, da prenotare in centro all’ufficio del turismo di Meghalaya.

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