La Grande Barriera Corallina ( Madagascar Version )

anakao

Dopo aver visitato il bellissimo Parco dell’Isalo ( sul quale non c’è molto da dire, è fantastico come dicono tutti ) anch’io come la maggior parte dei viaggiatori stranieri proseguo verso Sud sulla RN7 fino alla fine, cioè fino a Tuléar ( Toliara ) che si trova sul Canale del Mozambico di fronte alla Grande Barriera Corallina. Che non è grande come l’originale Australiana, ma è comunque una delle più estese al mondo, più di 450 km.

isalo

isalo np

 

Una volta lasciata Ranohira ( il villaggio che funge da campo base per il parco dell’Isalo ) si prosegue nella savana dove praticamente non c’è nulla per chilometri, a parte la strana città di Ilakaka che è nata in seguito al recente boom minerario e si è fatta una certa fama di città di  ubriaconi e fuorilegge, anche se io ho visto soprattutto bambini mendicanti e puttane. Poi il paesaggio cambia ancora trasformandosi in un vero e proprio deserto, che in questa zona è un deserto spinoso caratterizzato da cactus e strani arbusti spinosi. Ci sono molte piante stranissime endemiche ( tra le quali i famosi pachypodium o l’assurdo albero piovra ) e anche qualche grande baobab. Arrivando a Tuléar si vedono anche villaggi di capanne poverissimi.

anakao

pachypodium in fiore

albero piovra

tulear

tuléar

Tuléar è una città senza grandi attrattive, polverosa, sonnolenta e con un clima quasi impietoso in questa stagione. E’ soprannominata anche la città bianca, in contrasto con Tana che è invece la rossa. Come molte città portuali del Madagascar ma in generale anche del resto del mondo non è molto sicura e soprattutto la sera è meglio starsene in albergo. Ho incontrato anche un’austriaca che era stata quasi scippata ( poi s’era anche ferita cadendo ) da un tizio in bicicletta. Anche qui comunque come a Tana si tratta soprattutto di piccoli criminali, quindi bisogna stare particolarmente attenti a borse, cellulari e portafogli. Ed è anche meglio non lasciare nulla di valore in albergo ( soprattutto quelli economici ). Ci sono molti expat, francesi ma anche tanti italiani. Non c’è nemmeno una spiaggia o un lungomare decente, quindi non c’è motivo di fermarsi a lungo. Per chi è interessato alla botanica c’è un parco poco fuori città ( Arboretum d’Antsokay ) davvero molto bello, dove si possono vedere quasi tutte le piante e gli alberi endemici del deserto spinoso. E’ il frutto dell’impressionante lavoro di raccolta e catalogazione di un botanico amatoriale svizzero che visse per molti anni da queste parti.

anakao

anakao

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Gran parte di questa spettacolare costa è selvaggia e deserta e quindi se non si dispone di un mezzo 4WD non è facile muoversi tra i vari villaggi. Per i viaggiatori indipendenti quindi l’opzione migliore per godersi il posto è senza dubbio il piccolo villaggio Vezo di Anakao ( ben servito da un paio di speedboat giornaliere ), che negli ultimi anni si è guadagnato una certa fama anche grazie a “resort” aperti da italiani, tra i quali l’Auberge Peter Pan che è il più bello e noto tra i backpackers e i viaggiatori a basso budget, si mangia anche ottima cucina italiana ( io però mi sono fermato in un altro ancora più economico e spartano ).

anakao

anakao, la scuola elementare

anakao

E’ un posto un po’ troppo isolato per i miei gusti, ma davvero molto bello e particolare, visto che a fare da contorno alle lunghe spiagge non ci sono le solite palme ma dune di sabbia e le bizzarre piante del deserto spinoso. Il mare è spettacolare con bellissimi colori tra il verde smeraldo e il turchese e perfetto per fare il bagno. Volendo si può affittare una piroga a vela ( l’imbarcazione tipica dei Vezo ) e andare a farsi un giro a fare snorkeling, a pesca o a prendere il sole alla bellissima isola di fronte Nosy Ve. Quest’isola è disabitata ed è considerata sacra dai Vezo, che la usano come sito per strani rituali con sacrifici di animali. Ha anche una storia interessante legata al commercio di schiavi e ai pirati. Oggi ci si va soprattutto per le bellissime spiagge e per vedere uno strano uccello ( il fetonte dalla coda rossa ) che viene a nidificare ogni anno. Più a sud c’è anche un’altra isola un po’ più grande ( Nosy Satrana ) che si può raggiungere anche a piedi con la bassa marea. Da quelle parti c’è anche un altro resort italiano che ha buone recensioni, l’altra faccia della luna.

anakao

nosy ve

anakao

anakao

il fetonte

Se si ha molto tempo e se il meteo è buono si possono fare anche viaggi più lunghi in piroga costeggiando la costa e fermandosi nei villaggi, proprio ad Anakao ho incontrato un simpatico francese che ne stava facendo uno di un mese. Queste piroghe però sono piuttosto lente, piccole e scomode, quindi sono viaggi per gente tosta con un buon spirito di adattamento. Nella zona di Anakao la barriera corallina non è delle migliori, accettabile ma per vedere la parte più bella da quanto ho capito bisogna andare più a Sud dove ci sono aree più incontaminate. E’ però il posto migliore per vedere le balene ( tra giugno e settembre ).

Anakao è un vero villaggio di pescatori Vezo che hanno belle tradizioni similtribali che rivelano le loro radici asiatiche. Vezo in realtà non è un nome riferito all’etnia ma alla loro attività, visto che significa più o meno “gente dedita alla pesca”. Sono un popolo semi-nomade e vivono sulla costa Ovest del Madagascar in piccoli villaggi tra Tuléar e Majunga. Le donne si cospargono la faccia di una pasta bianca o gialla ( come le birmane ) e sembrano dei fantasmi. Sono molto pacifici, abbastanza amichevoli e onestamente non ho trovato gente particolarmente interessata a sfruttare troppo il turismo. In realtà avevo letto che invece era già partito tutto il circo tipico dei posti che diventano popolari in poco tempo, con quindi il solito contorno di bambini mendicanti, touts sempre alla ricerca del pollo da spennare, piccoli furti. Non ho trovato nulla di tutto ciò, ma forse era solo periodo di bassa stagione e quindi erano tutti più tranquilli. C’erano pochi stranieri e quasi tutti del tipo “pensionato europeo con giovane moglie o fidanzata locale”.

anakao

 

anakao

La parte della Barriera a Nord di Tuléar non l’ho vista ma ne ho parlato con altri viaggiatori e non ne erano entusiasti. In pratica ci sono solo due località con strutture turistiche ( Ifaty e Mangily ) che si trovano ad una trentina di chilometri dalla città ma rispetto ad Anakao l’ambiente è molto più da turismo di resort esclusivo e il mare e le spiagge sono meno belle. Se si ha un 4WD si può però proseguire ancora più a Nord sulla strada sterrata dove dovrebbero esserci posti bellissimi incontaminati.

A Tuléar finisce la strada asfaltata e le opzioni per proseguire con mezzi pubblici senza tornare indietro sono poche, quasi nessuna durante la stagione umida. In teoria ci sono dei camion brousse sia per Morondava che per Fort Dauphin, ma si tratta di viaggi molto lunghi ( anche 3-4 giorni ) su strade sterrate in condizioni molto spartane e in zone dove non c’è nulla. Se si dispone di un’auto 4WD diventano viaggi più fattibili, ma ovviamente molto costosi. E non sono da sottovalutare i rischi che comprendono anche banditi armati, soprattutto nelle zone più a Sud.

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