Un sabato a Dakshinkali

dakshinkali

Kathmandu, Nepal

Nei miei vagabondaggi astratti nel Subcontinente Indiano ho visto molti templi mistici e luoghi di pellegrinaggio affollatissimi, alcuni dei quali veramente strani e per certi versi sconvolgenti, con gente in trance, santoni in profonda meditazione e assurdi rituali che duravano tutta la notte tra canti ipnotici ed esplosioni di bengala. Il tempio dedicato alla Dea Kali che si trova poco fuori Kathmandu e’ sicuramente uno dei piu’ particolari e bizzarri, e ricordo che la prima che lo vidi, piu’ di 20 anni fa, mi lascio’ alquanto perplesso.

La Dea Kali e’ una delle manifestazioni di Parvati, la sposa di Shiva, ed e’ senza dubbio una delle divinita’ piu’ controverse e difficili da comprendere dell’intero pantheon induista. E’ la distruttrice, la sanguinaria, ma anche la divina madre e la salvatrice. Sono concetti abbastanza incomprensibili per la nostra cultura cristiana, ma nel mondo induista il bene e il male, la nascita e la morte non sono necessariamente antitetici. E’ la suprema manifestazione del Dharma. Soprannominata “la nera”, venerata e temuta allo stesso tempo, in genere viene raffigurata con espressioni terrificanti, una collana di teschi, una gonna di braccia e con in mano la testa mozzata di un demone. Questi “trofei” in realta’ simbolizzano la liberazione dall’identificazione con il corpo e con l’ego e la consapevolezza che l’uomo e’ solo spirito. E’ adorata in molte forme, soprattutto nell’area del Bengala. Kali genera la vita ma e’ continuamente assetata di sangue, e suoi adoratori portano al tempio degli animali da sacrificare ( in genere galli e capretti maschi ) per chiedere una grazia, una guarigione o per la realizzazione di un desiderio. In passato ( ma ci sono segnalazioni anche di casi recenti ) gli adoratori della Dea piu’ fanatici non disdegnavano nemmeno sacrifici umani di bambini e giovani vergini.

Il miglior giorno per visitare il tempio di Dakshinkali e’ senza dubbio il sabato ( in alternativa puo’ andar bene anche il martedi’ ), quando c’e’ moltissima gente e i rituali di sacrificio sono frenetici. L’atmosfera in tutto il tempio e’ carica di spiritualita’ e misticismo, e si stenta a credere che una cosa dal nostro punto di vista barbara e incivile venga presa cosi’ sul serio dai fedeli indu’. Il sangue dei malcapitati ( ma immagino che anche per loro ci sia una rinascita migliore, magari addirittura umana ) galli e capretti scorre a fiumi, piu’ bello e grosso e’ l’animale e maggiore sara’ il beneficio. Gli animali poi vengono macellati sul posto in una zona apposita del tempio.

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Questo tempio non e’ particolarmente interessante dal punto di vista architettonico ma si trova in riva ad un torrente in mezzo ad un bel bosco. E’ una vera oasi di pace e di tranquillita’ a due passi dall’incasinatissima Kathmandu, e molti pellegrini, famiglie e coppiette dopo la lunga attesa al tempio si regalano qualche ora di relax facendo dei picnic all’ombra degli alberi.

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