Kathmandu

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boudhanath

Kathmandu, Nepal ( 11200 km percorsi )

“Kathmandu I’ll soon be touching you and your strange bewildering time will hold me down” ( Kathmandu, Cat Stevens )

Il mio contrastato rapporto con il Nepal inizio’ quasi vent’anni fa, durante una calda estate che tutti ricordiamo come “l’estate italiana”. Si disputavano infatti nel nostro paese i campionati mondiali di calcio e praticamente tutti erano impazziti per questo straordinario evento. Tra una partita e l’altra pero’ nel nostro gruppo di amici si fantasticava anche su paesi lontani, soprattutto l’India e il Nepal, che avevamo conosciuto nei racconti, spesso molto fantasiosi, di alcuni amici che ci erano stati. Arrivati alle semifinali quasi tutti, anche i piu’ scettici, erano sicuri che l’Italia avrebbe vinto il titolo, e si preparavano gia’ i grandi festeggiamenti. La nostra nazionale era nettamente la piu’ forte tra le 4 rimaste, giocava in casa e aveva trovato un goleador infallibile in Toto’ Schillaci. Purtroppo le cose non andarono come previsto e perdemmo ai rigori dalla modesta Argentina di Maradona. La delusione fu tale che io e un amico decidemmo di partire per il Nepal il piu’ presto possibile. Questo primo viaggio fu bellissimo, trovammo un paese fantastico per certi versi ancora fermo agli anni 70, dove si poteva viaggiare come gli hippies americani della beat generation. Ci tornai altre tre volte nei 7 anni successivi e vissi delle esperienze meravigliose ( mi fermai anche dei mesi a vivere in un villaggio tradizionale poco fuori Kathmandu ) ma gia’ dal secondo viaggio mi accorsi che tutto stava per finire e che il Nepal stava per diventare un luogo turistico come tanti altri. Cosi’ decisi, dopo l’ultimo viaggio nel 97, di conservare i bei ricordi e non tornarci piu’. Ma quest’anno, complice l’inconveniente del visto per l”India ridotto a 3 mesi e il desiderio di visitare il remoto Sikkim, ho deciso di ritornare anche se sicuramente con uno spirito diverso rispetto a quel primo viaggio del 1990.

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La Kathmandu di oggi non e’ poi molto diversa da quella di 10 anni fa. Non e’ piu’ quella Shangri-La bramata dai viaggiatori di tutto il mondo, ne’ quella pittoresca “freak city” che attirava gli hippies e i vagabondi in cerca di droga e di liberta’, ma rimane pur sempre una citta’ bellissima e molto affascinante ( soprattutto dopo il tramonto ). E resta comunque una citta’ molto economica dove il budget traveller puo’ vivere benissimo con pochi euri al giorno. Certo alcune cose sono cambiate: quasi tutto il centro si e’ trasformato in un’enorme Thamel, pieno di negozi per turisti e trekkers; c’e’ piu’ inquinamento e piu’ traffico ( certo se paragonato al traffico di Hyderabad sembra quello di una citta’ di provincia svizzera… ); sono spariti alcuni dei miei posti preferiti, tra cui il mitico Helena’s restaurant dove andavo sempre a fare colazione e il ristorante Il Pollo che faceva delle tagliatelle deliziose ( lo Yak restaurant pero’ c’e’ ancora ); ci sono molti meno “touts” e pusher ( quei pochi pero’ vanno maltrattati come quelli indiani se no non capiscono ), che erano un po’ il marchio di fabbrica della citta’. I nepalesi mi piacciono molto come sempre, gentilissimi, simpatici e mai troppo invadenti, diversissimi dai rozzi indiani ( senza offesa ). Malgrado sia io qui il “western guy” molti, soprattutto i giovani, sembrano decisamente piu’ occidentali di me. E dubito che qualcuno di questi ragazzi molto “hip” si metterebbe mai un lunghi e andrebbe in giro scalzo nelle citta’ del sud dell”India…

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Se in India, anche nelle metropoli, giravo per ore a piedi senza vedere niente di interessante nei negozi, qui a Kathmandu invece ci sono molte cose interessanti ed e’ molto difficile trattenersi ( il problema e’ che il mio zaino pesa gia’ 18 kg… ).

Certo l’influenza dell’India c’e’ e anche il Nepal, sebbene in modo totalmente diverso, e’ un paese di grandi contraddizioni. Ci si chiede per esempio come una citta’ apparentemente ricca come Kathmandu, piena di negozi alla moda, di gente ben vestita, di danarosi turisti e dove tutti comprano di tutto, possa essere la capitale di uno degli stati piu’ poveri del mondo. E anche qui il moderno convive tranquillamente con usanze e modi di vivere e lavorare medievali.

Non ci sono molti turisti in questo periodo, e sembra che tutti vogliano andare in India, vista la lunga coda all’ambasciata per il visto. Oltre alla coda dovro’ aspettare 5 giorni, rispetto ai 2/3 che avevo in preventivo, e quindi dovro’ cambiare leggermente i miei piani ( forse a questo punto, visto che ho anche deciso di fare un paio di giorni di trekking in piu’, in India andro’ solo a Darjeeling, nel Sikkim e a Varanasi ). Ho ottenuto facilmente il mio permesso per la mia escursione di 8 giorni nel gruppo dell’Annapurna, che faro’ da solo senza ne’ guide ne’ portatori, cosa abbastanza normale 15/20 anni fa ma abbastanza rara oggi. Tutti vengono qui come “esperti” trekkers e alpinisti ma poi non sono capaci di fare 10 metri senza una guida.

Girare a piedi per Kathmandu e’ veramente piacevole, e’ una citta’ che conosco molto bene e anche dopo 10 anni anni mi muovo con la sicurezza di chi ha vissuto sempre qui. D’altronde qui ho davvero consumato le suole delle scarpe a forza di camminare tra strade e vicoli.

In questi 5 giorni cazzeggero’ un po’ per la citta’, andro’ a rivedere i posti che piu’ mi hanno colpito nei viaggi precedenti ( e dei quali ho pochissime buone foto e ormai vecchie ) e cerchero’ di camminare il piu’ possibile per arrivare a Pokhara in forma per salire sulle montagne ( anche se ho scelto un percorso relativamente semplice e non ad altissime quote ).

Namaste!!

 

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