Karnataka islamico

“Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso” – Kahil Gibran

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Ci sono delle zone dell’India dove gli anni drammatici della partizione sembrano davvero lontanissimi: una di queste è senza dubbio l’estremo nord del Karnataka, dove non ci sono solo i resti del ricchissimo passato legato alle conquiste musulmane ma anche comunità islamiche ancora molto numerose che dominano la cultura locale. In alcune città, come ad esempio Bijapur e Bidar, spesso sembra quasi di essere in città arabe o del Medio Oriente: donne velate, uomini barbuti, capre, la preghiera del muezzin all’alba, tappeti e scritte in arabo.

Bijapur a prima vista mi è sembrata la classica città indiana da dove è meglio scappare prima possibile: sporca, clima rovente, polverosissima, piena di cantieri e terribilmente caotica. Ma se si riesce a superare il difficile primo impatto e a trovare un hotel economico decente, tra la polvere e il degrado si possono trovare alcune cose magnifiche costruite dai sultani (anche se spesso abbandonate da secoli) e incontrare gente particolarmente amichevole e ospitale. Era una città piuttosto grande e completamente fortificata, con all’interno palazzi meravigliosi, giardini con fontane, moschee e mausolei. Di tutto ciò non resta molto, ma quel poco merita senza dubbio una visita e molto probabilmente si potrà vedere tutto con calma e spesso in perfetta solitudine. Queste sono città abbastanza fuori mano e raramente visitate dai turisti.

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ibrahim rouza

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La vera “chicca” tra questi monumenti è senz’altro l’Ibrahim Rouza, un complesso seicentesco composto da un mausoleo e una moschea che sono andato a visitare all’alba ed è davvero magnifico. Tutto è perfettamente proporzionato e caratterizzato da linee eleganti e raffinate, non stupisce che sia considerato uno dei massimi esempi di arte islamica dell’India e che forse abbia ispirato alcune cose del ben più famoso Taj Mahal. E proprio come il Taj Mahal fu inizialmente pensato come il mausoleo di una donna, la moglie del sultano Ibrahim Adil Shah II. In questo caso però il sultano fu il primo a morire e il mausoleo diventò il suo, anche se poi ci vennero sepolti anche la moglie e i figli.

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golgumbaz

L’altro grande monumento di Bijapur e un po’ il simbolo della città è il Golgumbaz, una specie di cupolone locale. E’ veramente enorme e piuttosto strano, al centro di un grande giardino e di certo non raffinato o elegante come l’Ibrahim Rouza, fu costruito come mausoleo per il sultano Mohammed Ali Shah attorno alla metà del 1600. L’interno è anonimo e completamente spoglio ma c’è la possibilità di salire sulla cupola salendo le scale sui minareti, dove c’è una bella vista sulla città all’esterno e una strana eco psichedelica all’interno.

C’è anche molto altro che va scoperto cazzeggiando a caso per la città, come ad esempio lo splendido Bara Kaman ( che era di fronte al mio hotel e al mio ristorante preferito, che faceva un veg dum biryani spettacolare ), che teoricamente nel progetto originale doveva essere un palazzo enorme di 12 piani con 12 file di archi ( bara significa appunto 12 in hindi ). Ma il sultano morì poco dopo l’inizio dei lavori e il progetto fu abbandonato, quindi rimane solo il primo piano, ma secondo me ha lo stesso un certo fascino.

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bara kaman

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jama masjid

Ci sono dei bazar belli e colorati, dove è possibile incontrare molti tribali che vengono a vendere i loro prodotti, probabilmente dai villaggi vicini. Questi tribali appartengono a vari gruppi, hanno costumi, tatuaggi e ornamenti elaborati e possono essere anche molto primitivi, paragonabili a quelli dell’Orissa o del Chhattisgarh.

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In ogni caso Bijapur è veramente una città invivibile e troppo sporca e polverosa per risultare godibile, anche se debbo ammettere che i monumenti sono molto belli ( anche quelli abbandonati ) e c’è un fascino molto particolare di un’India strana e lontana diversa da quella “classica”.

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bidar, torre dell’orologio

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forte di bidar

Bidar l’ho trovata decisamente più gradevole: più piccola, meno caotica e circondata dalle pittoresche campagne che caratterizzano questa parte dell’altopiano del Deccan. Tante donne velate e lunghe barbe anche qui, forse più che a Bijapur. Stessa cortesia e ospitalità però, non è inusuale che qualcuno ti fermi per offrirti un chai o un pranzo per fare quattro chiacchiere. E’ anche molto più facile lasciarsi trasportare dalla fantasia e immaginare come poteva essere la vita da queste parti nell’India di quattro o cinque secoli fa.

Anche Bidar ha una storia molto ricca e interessante legata alle dominazioni musulmane ( ma fu fondata probabilmente ai tempi dell’Impero dei Maurya attorno al III secolo a.C. ), in particolare alla dinastia dei Bahmani che scesero dal Nord alla conquista del Deccan nel 1300 circa. Costruirono varie cose soprattutto all’interno del magnifico forte, che ospitava grandi palazzi, giardini, madrasse, moschee ed era circondato da possenti mura. Di tutto ciò non resta moltissimo, troppi secoli di quasi totale abbandono, ma è comunque un luogo molto affascinante, soprattutto al tramonto.

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tombe dei bahmani

L’ultimo giorno decido di sfidare il gran caldo e parto a piedi per il villaggio di Ashtur, dove ci sono i mausolei dei Bahmani, la dinastia che rese Bidar una grande capitale. Il paesaggio in questo periodo è piuttosto brullo e spoglio ma affascinante, e la vista sui grandi mausolei che spuntano all’orizzonte come dei miraggi è davvero notevole. Ce ne sono una decina all’interno di un giardino, un paio sono quasi completamente crollati e gli altri molto rovinati dal tempo ( si intuisce però che dovevano essere molto belli e colorati sia all’interno che all’esterno, ricordano lo stile dell’Asia Centrale ). Uno di questi, immagino quello del sultano più famoso, è anche un luogo di culto importante per i musulmani locali. Dopo aver girato un po’ vengo approcciato da un tizio con due bambini che sostiene di essere il sultano discendente dei Bahmani ( evidentemente caduto in disgrazia perché pare un poveraccio ): potrebbe essere un tout che s’è inventato una bella storia, ma alla fine decido che è credibile e gli dò anche una manciata di rupie ( ne voleva 500 ma gli ho riso in faccia ).

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tombe dei barid shahi

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madrassa khwaja mahmud gawan

Ci sono anche mausolei di altre dinastie sparsi qua e là ugualmente strani e suggestivi, dove i locali vanno a cazzeggiare. C’è poi un’enorme madrassa del 1400 in rovina ( khwaja Mahmud Gawan ), che doveva essere realmente spettacolare ma purtroppo è crollata in vari punti e anche la facciata decorata con le tipiche piastrelle colorate è molto rovinata.

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