Foglie d’oro, Buddha giganti e vigneti

Miri, Malaysian Borneo

Lasciata la tranquilla e pittoresca Hpa An entro nel classico “anello” del turismo organizzato: sara’ la parte meno divertente del viaggio e in realta’ solo Bagan e in parte il Lago Inle mi hanno realmente impressionato.

Tra le molte leggende che girano a proposito di questo Paese la piu’ nota e’ quella che lo descrive come quasi incontaminato dal turismo: e’ ovviamente una bufala, e le citta’ piu’ turistiche non sono poi molto diverse da altri posti simili dell’Asia. Nulla di cosi’ insopportabile, e solo per Bagan, Inle e la Golden Rock userei il termine “troppo turistiche” ( lo uso solo per chiarire il concetto, e’ un termine che non mi piace e che ho sentito centinaia di volte in questo viaggio, in certi posti era un continuo “oooh, it’s too touristy…” ), ma comunque se ci si aspetta di venire qui in Birmania a fare gli avventurieri e a scoprire chissa’ cosa si va certamente incontro ad una delusione.

In questo viaggio mi capitera’ spesso di viaggiare insieme ad altri “travellers” o di condividere gite ed escursioni: il Myanmar e’ un paese che da questo punto di vista offre molto e praticamente quasi ogni giorno si fanno incontri interessanti, sia con birmani che con stranieri ( ovviamente se si viaggia in un certa maniera, i turisti organizzati incontrano solo guide, tassisti e venditori di souvenir ). Il mio primo compagno di viaggio e’ il canadese con il quale ho salito il Monte Zwegabin, un tipo a dir poco bizzarro, molto diverso dai soliti “backpackers” che incontro di solito. Pittore, grande bevitore e amante delle puttane thailandesi, ha viaggiato moltissimo e da qualche anno, da quando ha perso la moglie, passa tutto l’inverno parte nel sud della Thailandia e parte nei paesi vicini. E’ una fonte inesauribile di aneddoti interessantissimi, e passiamo insieme qualche divertente serata “nei peggiori bar della Birmania” a raccontarci storie di viaggio ma non solo. La storia di come e’ fuggito dalla Cecoslovacchia dopo l’occupazione russa e approdato in Canada e’ una vera chicca

Tra Hpa an e Kyatikyo ( anzi per la precisione Kinpun, che e’ il piccolo borgo che funge da campo base per turisti e pellegrini ) sperimento per la prima volta l’estrema scomodita’ dei famigerati “pick up” birmani, dei mezzi di trasporto che andrebbero aboliti per palese violazione dei piu’ semplici diritti umani. Ce ne sono varie versioni, tutti scomodissimi e sempre stracarichi di gente e merci di ogni tipo. A Kinpun non c’e’ nulla di interessante, ma e’ la tappa obbligata per andare a visitare la celeberrima Golden Rock, che e’ il luogo piu’ sacro e venerato dai buddisti birmani ma anche da quelli dei paesi vicini. A causa di una delle numerose assurde regole che vigono in questo paese gli stranieri non possono raggiungere la cima della collina con i camion-navetta ( che sono un’altra assurdita’ ) ma devono fermarsi a meta’ strada e farsi l’ultimo pezzo a piedi. Sono solo 45 minuti di cammino ma la strada e’ ripida e il sole e’ implacabile. Alcuni turisti si fanno portare su da dei portantini, una cosa veramente ridicola. Sono tentato di fargli una foto, ma poi penso che potrebbero non gradire e lascio perdere.

Sulla collina c’e’ un’ampia spianata in lastricato con dei templi e sullo sfondo splende la bizzarra Golden Rock, che si trova in bilico su uno spuntone ed e’ completamente ricoperta di foglie d’oro che vengono offerte dai fedeli ( solo uomini, le donne non possono avvicinarsi ). C’e’ moltissima gente che medita, recita rosari e offre danaro, in questo luogo sicuramente si respira quell’atmosfera mistica tipica dei santuari dell’India che raramente ho percepito nei luoghi sacri della Thailandia e del Laos. Sara’ proprio questa atmosfera che mi colpira’ di piu’, e non la pur strana e pittoresca roccia ( frequento da anni le dolomiti, sono abituato a vedere ogni genere di rocce strane, funghi, guglie, c’e’ perfino un uovo dolomitico… ).

La seconda tappa di questo viaggio verso nord e’ un altro classico: Bago. Solitamente viene visitata come “day trip” da Yangon, quindi e’ molto turistica ma in realta’ quasi nessuno si ferma piu’ di qualche ora. La prima impressione non e’ certo buona, ci sono touts che ci seguono ovunque e mendicanti che ci aspettano sotto l’albergo, ma una volta sbrigata la formalita’ del “giro turistico” ( che abbiamo semplificato e pagato un decimo di quanto pagano i turisti, e abbiamo fatto bene perche’ la pagoda principale era in restauro e per il resto si trattava di vedere i soliti buddha giganti, ci si stufa presto. Quello disteso nuovo pero’ mi e’ piaciuto molto.) scopriremo una citta’ molto vivace piena di gente simpaticissima, con dei bellissimi bar, degli ottimi ristoranti cinesi e un mercato tra i piu’ belli e colorati del Myanmar.

 

Non sono mai stato un amante dei night bus, e cerco sempre di evitarli se possibile, ma stavolta non ho scelta: per andare a Nyaung Shwe, sul lago Inle, c’e’ solo un autobus da Bago che parte nel primo pomeriggio e arriva all’alba. Come al solito il viaggio si rivelera’ tutt’altro che piacevole, con aria condizionata sparata al massimo e improbabili soap opera birmane in tv per tutta la notte. In serata, dopo aver cenato in un vero autogrill ( cinese ) e percorso un bel tratto di vera autostrada, passiamo attraverso la nuova capitale del Myanmar, una specie di Las Vegas asiatica dove ci sono enormi fontane colorate e fiori di loto, palazzi e ville sfarzose e decine di Hotel lussuosissimi. Tutta la citta’ e’ illuminata a giorno, mentre nel resto del paese in molte citta’, anche a Yangon, la gente e’ costretta ad andare in giro con la pila tascabile. Osservando questa assurda citta’ quasi disabitata si capisce molto di come funzionano le cose qui in Birmania.

Verso le 4 l’autobus ci molla in un incrocio in mezzo al nulla, bisogna proseguire con un pick up. Fa molto freddo ( tipo 5 gradi ) e, complice la stanchezza, il breve viaggio sembra interminabile. Inoltre siamo costretti a girare per quasi un’ora in cerca di una stanza, a quanto pare in questa cittadina tutti gli alberghi sono quasi sempre pieni. Alla fine comunque riesco a trovare una buona stanza al Joy ( con terrazza sul canale ), dove mi concedo una decina di meritate ore di sonno.

Durante il viaggio ho fatto amicizia con due ragazzi, Lee ( inglese, tifoso del Sunderland ) e Christian ( tedesco di Monaco ), che incontrero’ in seguito in varie occasioni in 4 citta’ diverse e con i quali passero’ delle piacevoli serate e condividero’ alcune escursioni. Lee in particolare mi e’ molto simpatico, suona una chitarrina che ha comprato in Francia ed e’ un grande amante dell’India ( passeremo una lunga serata a raccontarci le nostre avventure in India, bevendo un’ottima ABC stout alla spina, che secondo lui e’ migliore della Guinness ), dove spera di tornare presto, come me del resto. Prima pero’ andra’ nelle Filippine per il matrimonio di un amico e quindi a fare volontariato in Cambogia ( altro paese che ama molto ) per alcuni mesi. Si e’ preso 2/3 anni sabbatici per visitare l’Asia, ma si ferma spesso a lungo nei posti che gli piacciono di piu’. Con loro  ( e con un malese simpaticissimo, una vera sagoma, che incontreremo poi ancora a Bagan dove ci offrira’ una boccia di Chivas invecchiato 12 anni per festeggiare ) condividero’ anche la gita al lago Inle, che sara’ una delle note dolenti del mio viaggio in Myanmar, quasi una delusione ( ero convinto che sarebbe stata uno degli “highlights” ).

Il lago e’ senza dubbio molto bello e particolare, con pittoreschi villaggi di palafitte, barche di pescatori e le famose isole galleggianti dove i locali coltivano ortaggi, soprattutto pomodori. Purtroppo pero’ la gita “standard” e’ una cosa talmente turistica da risultare alla lunga sgradevole ( e noiosa ) in un posto come questo: con la scusa di farti visitare la bottega dell’orafo, delle tessitrici di seta, delle rollatrici di sigari, ti fanno fare in realta’ un giro tra negozi di souvenir, in uno ci hanno pure piazzato 4 o 5 donne giraffa per rendere la cosa piu’ interessante. Poi ovviamente c’e’ la sosta obbligata al ristorante turistico ( che ha anch’esso un negozio di souvenir ), tra canali completamente intasati da barche di turisti, sembra di essere a Venezia. Quando infine ci portano a vedere i “gatti volanti”, che non sono altro che dei semplici gatti che vengono fatti saltare in un cerchio tenuto a 20 centimetri da terra ( io e Lee ci guardiamo esterrefatti quando vediamo dei turisti pagare migliaia di Kyat per fotografare questa stronzata ), decidiamo che ne abbiamo abbastanza e anche se abbiamo pagato la barca fino al tramonto ce ne torniamo in albergo nel primo pomeriggio. Unica nota realmente positiva della gita il bel 5-day market di Nam Pan, dove c’erano si’ banchi di souvenir ma che e’ principalmente un mercato locale.

Nyaung Shwe invece mi e’ piaciuta, e’ fondamentalmente un piccolo villaggio di pescatori e contadini, che quasi all’improvviso si e’ ritrovato un eldorado turistico nel lago e che si sta adattando a questa nuova e inaspettata ricchezza che sta portando il turismo. La gente comunque e’ sempre gentile e simpatica, in Birmania anche nei posti piu’ turistici e’ difficile trovare persone sgradevoli o touts aggressivi. Nel villaggio c’e’ un chiaro segno che questo e’ un posto turistico: ci sono piu’ pizzerie ( con forno a legna, olive importate dalla toscana, vera mozzarella di bufala e basilico coltivato nei floating gardens ) e ristoranti italiani di ristoranti locali. Fanno perfino gli gnocchi di patate e le tagliatelle a mano. La mattina e’ molto interessante osservare il viavai delle barche nei canali e dei pickup che partono stracarichi di casse di pomodori e altri ortaggi. Fa freddo e c’e’ molta umidita’, una nebbiolina fastidiosa rende pero’ l’atmosfera particolarmente suggestiva.

Una sera esco in bicicletta con Christian e Lee, iniziamo a girare a casaccio in cerca di qualche bel villaggio e di una buona vista sul lago. Proprio mentre siamo impegnati in una vivace discussione sui vini italiani e francesi incredibilmente ci troviamo di fronte ad un cartello che indica un’azienda agricola che produce vini. In Birmania! In cima ad una collinetta c’e’ una specie di agriturismo dove si possono assaggiare dei vini e mangiare qualcosa, e gustarsi il bellissimo panorama. E’ davvero splendido, sembra piu’ un angolo di Toscana o di qualche regione del Sud della Francia che il selvaggio Myanmar.

Ci godiamo lo splendido tramonto sul lago sorseggiando un ottimo merlot, questo paese non finisce mai di stupire!

Info utili:

Pick up per Kinpun: 5000 k, 4 ore

Seasar Hotel: 5 dollari

Camion per Golden Rock: 3000 k, 45 min

Biglietto di ingresso: 8 dollari

Bus Kinpun-Bago: 5000 k, 3 ore

Hotel Myananda: 8 dollari

Bus Bago-Inle: 15000 k, 15 ore

Ingresso Inle: 3 dollari

Joy Hotel: 6 dollari

Tour nel Lago: 12000 k ( divisi per 4, 3000 a testa )

 

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