Alle sorgenti del Gange ( seconda parte )

sorgenti del gange

shivling

Insieme al ragazzo indiano dal nome impronunciabile ( abbiamo deciso di chiamarlo abi ) sono andato a visitare delle grotte antiche ad un paio di chilometri da Gangotri, seguendo un sentiero molto bello che costeggia il canyon del Gange, che in certi punti e’ davvero impressionante. Le grotte sono tutt’ora abitate, anche se i sadhu non c’erano, probabilmento erano in riva al fiume a meditare. Al ritorno abbiamo potuto godere di un ottimo panorama sulle affilate montagne himalayane che torreggiano imponenti in fondo alla valle.

L’ultimo programma era il seguente: tutti e 5 fino a Bojbasa e 2 solo fino a Gaumukh, dove sorge il Gange, e tre fino a Tapovan con pernottamento sull’altipiano. Ma da subito sono iniziati i problemi. La ragazza di uno dei due israeliani, una tipa veramente odiosa, non voleva piu’ venire e anzi voleva andarsene in Nepal rovinando il programma di viaggio che i due ragazzi avevano preparato da oltre un anno. Anche per il permesso c’erano dei problemi, l’impiegato della forestale che la sera prima ci aveva dato la sua parola se l’e’ rimangiata senza troppi problemi e solo dopo lunghe trattative ( senza l’indiano non ce l’avremmo mai fatta ) e una tangente di 200 rupie siamo riusciti ad ottenere il nostro trekking permit. Infine abbiamo chiesto praticamente a chiunque una tenda e 3 sacchi a pelo ma incredibilmente nessuno ce li aveva! Gli indiani sono veramente strani, alle volte sembra proprio che non riescano a capire come funziona il turismo. E’ possibile che in un posto dove 2 persone su 3 vanno a fare trekking nessun genio abbia avuto l’idea di aprire un negozio di attrezzature per la montagna e il noleggio di materiali?? Tra l’altro tutti ci hanno detto che bisognava noleggiare tutto ad Uttarkashi ma onestamente io non ho visto niente del genere nemmeno la’.

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gaumukh

Quarto giorno

Siamo partiti la mattina presto, alle 6. La giornata era splendida, il cielo perfettamente chiaro e il sole stava spuntando all’orizzonte. Il sentiero per Bojbasa e’ abbastanza lineare e ha una pendenza costante piuttosto modesta, nelle Alpi non impegnerebbe nessuno. Ma a queste altitudini il fiato ogni passo inizia a farsi piu’ corto e il sole ( il sentiero sale in direzione est ) picchia davvero forte. Il gruppo si e’ quasi subito diviso, io e il ragazzo israeliano single avevamo un altro passo e alla fine siamo arrivati piu’ di un’ora prima degli altri, anche se non e’ stata una passeggiata. La vista delle varie montagne innevate tra i 6 e i 7 mila metri si apre piano piano ed e’ uno spettacolo fantastico. In fondo alla valle dominano i tre enormi picchi ghiacciati del Bhagirathi. Ogni tanto saltellano qua e la’  le blue sheep, una specie di stambecchi himalayani. Per dormire a Bojbasa la soluzione migliore e’ la tenda comune da 8 che costa 250 rupie a notte, i letti sono comodi e le coperte sufficientemente spesse ( cosa importante ). Purtroppo i gestori sono degli insopportabili cafoni e alla fine non vedi l’ora di andartene mandandoli affanculo. Verso le 3 il tempo e’ improvvisamente cambiato e in 3/4 ore il cielo si e’ oscurato completamente, finche’ non ha iniziato a nevicare. Gli israeliani erano tutti eccitati per lo spettacolo ( raro nel loro paese ), mentre io invece pensavo solo alla neve e al ghiaccio che avremmo potuto trovare a Tapovan. Nel frattempo l’indiano e’ stato colpito dal mal di montagna e ha preferito rinunciare a Tapovan, quindi da 5 alla fine siamo rimasti solo in 2 per la salita finale. A Bojbasa a quanto pare avrebbero i sacchi a pelo ma tramite una guida locale abbiamo scoperto che a Tapovan c’e’ una vedova di un sadhu che vive in una grotta e ospita chiunque ne abbia bisogno, quindi abbiamo deciso di pernottare la’ sperando in delle buone coperte.

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blue sheep

Quinto giorno

Il sentiero fino a Gaumukh e’ praticamente in piano, c’e’ pero’ una salitella iniziale di circa 200 metri che a queste altitudini ( 3800 m ) ti puo’ segare le gambe e infatti dopo 5 minuti eravamo entrambi piegati in due quasi senza fiato. Poi piano piano ci siamo ripresi e la vista incredibile sullo Shivling che si stava aprendo completamente ci ha fatto dimenticare ogni fatica. Dopo circa 1 ora e mezza siamo arrivati al mio primo vero obiettivo di questo viaggio: la “bocca della mucca”, dalla quale sgorgano impetuose le acque del fiume sacro. Le sorgenti del Gange sono un luogo magico, al di la’ del tempo e dello spazio. Il sentiero per Tapovan, come abbiamo scoperto al ritorno, inizia molto prima di Gaumukh, alla sinistra del tempietto alla Dea Ganga. Noi invece siamo andati fino alle sorgenti e da li’ ci siamo arrampicati sul lato sinistro del ghiacciaio, fino a ricongiungerci con il sentiero originale. FATICOSISSIMO! La prima parte e’ abbastanza agevole, si attraversa il ghiacciaio che pero’ e’ completamente ricoperto da sassi, terra e sabbia e quindi non presenta nessuna difficolta’ tecnica. Nel frattempo si e’ compattato un gruppetto di 10 indiani, un giapponese che ha scalato la Cima Grande di Lavaredo, io e l’israeliano. L’ultima parte, circa 200 metri di dislivello, e’ durissima. Siamo ben oltre i 4000 metri e il sentiero e’ ripidissimo. Le facce dei componenti del gruppetto ricordano molto quelle dei ciclisti nel film di Fantozzi, con tanto di occhi pallati e lingue felpate. Io ho voluto tenere alto il nome degli alpinisti italiani e malgrado fossi cotto sono riuscito a staccare tutti e ad arrivare per primo!

Continua…

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