Africa from Cairo to Cape… Conclusioni

Post conclusivo di questo blog africano, ci risentiamo per il prossimo viaggio!

A una settimana dal rientro provo a tracciare un bilancio di questo impegnativo viaggio attraverso l’Africa. Non sono stato contagiato dal famoso “mal d’Africa”, è sicuramente un continente estremamente affascinante ed interessante, dove ho potuto ammirare cose straordinarie e conoscere persone speciali, ma dove non mi sono quasi mai sentito perfettamente a mio agio, nemmeno nel paese più “europeo”, il Sudafrica. In Asia mi sono sentito spesso “come a casa”, in molti posti mi sarei potuto fermare anche molto a lungo o anche per sempre, mentre in Africa invece non ho trovato luoghi simili, anche se riconosco che le bellezze naturali di questo continente sono quasi impareggiabili. E’ stato un viaggio molto faticoso, a tratti quasi estenuante, e onestamente non saprei se consigliarlo a qualcuno, forse visitare un’area comprendente 3 o 4 paesi è una scelta più logica e appagante. E’ una cosa da veri avventurieri , bisogna affrontare situazioni difficili, prendere decisioni non banali e viaggiare in condizioni impensabili nel nostro mondo occidentale. In molti paesi, soprattutto nelle città, non si è mai troppo tranquilli e bisogna sempre guardarsi le spalle: la criminalità non è così terribile come viene dipinta ma è un pericolo reale e girare la sera, soprattutto se si è bianchi, spesso significa andare in cerca di problemi. Anche il pericolo delle malattie è più che reale, e niente va preso alla leggera. La malaria forse preoccupa più i turisti e i viaggiatori dei locali, ma comunque continua ad essere la prima causa di morte dell’Africa e soprattutto nelle zone ad alto rischio è una preoccupazione che alla lunga stanca.

In un viaggio come questo in Africa pensavo di incontrare molti “veri” viaggiatori, ma in realtà la maggior parte dei bianchi che si incontrano o sono turisti organizzati ( nei posti più turistici ) o sono lì per lavoro o per volontariato ( che, dispiace dirlo, spesso è un business sicuramente utile per le popolazioni più povere ma gestito come un’attività commerciale che deve avere un guadagno, che ovviamente finisce nelle tasche di ricchi europei o americani ). Quando sono uscito dalle rotte più battute ho incontrato pochissimi occidentali, ma in generale quando viaggiavo in bus o minibus ero l’unico bianco. Ho incontrato molti turisti italiani in Egitto e a Zanzibar ma un solo vero viaggiatore ( in Etiopia ), è chiaro che ormai siamo un popolo di pecoroni pigri che viaggiano anche molto ma solo in posti “alla moda” e dove ci sono tutte le comodità. Anche i paesi più turistici sono in genere poco adatti ai viaggiatori indipendenti ( forse lo sono un po’ di più quelli dell’Africa meridionale ), c’è sempre molto da sbattersi e quasi mai c’è un vero e proprio servizio di trasporto pubblico. Per questo viaggio ho usato i mezzi più svariati: bus e minibus ( che è di gran lunga il mezzo di trasporto più usato in Africa ) di ogni tipo, treni, barche a vela, a remi, a motore, catamarani, barconi e ferry boats, biciclette da uomo, da donna e mtb, moto, motorini, scooter e vespe, automobili e jeep collettive, auto a noleggio, camion, furgoni e furgoncini, tuc tuc, carri trainati da cavalli, muli e cammelli.

Questa parte dell’Africa è piuttosto cara per il medio “budget traveller”, ci si può scordare di viaggiare coi 5 euro al giorno come in certe parti dell’Asia. Ciò che incide di più sono gli spostamenti e le cose tipicamente “turistiche” alle quali però sarebbe stupido rinunciare in un viaggio come questo, come le visite ai siti archeologici e i tour nei parchi. Anche le cose nei supermercati sono molto care, con prezzi spesso simili a quelli europei. Gli hotel sono in genere abbastanza abbordabili e con 5 euro si riesce a trovare delle buone stanze, quasi sempre molto pulite, contrariamente a quanto si potrebbe pensare. In Sudafrica bisogna spendere di più, una decina di euro, e ripiegare nei dormitori dei backpackers, che però spesso sono delle splendide ville dove si può usare la cucina e dove quindi si possono risparmiare i soldi del ristorante.

In Africa Orientale si può mangiare benissimo come da schifo, ci sono posti dove si possono trovare ottimi ristoranti italiani, indiani, messicani e anche ottimo cibo locale ma anche molti dove si trova un solo piatto ( come la famigerata injera etiope ) e non c’è scelta. Se si è vegetariani come me in certi posti è dura, perché mangiano solo carne o pesce, e spesso l’unica alternativa sono i fagioli o le patate fritte.

L’Africa è una terra di grandi contrasti e attraversandola da nord a sud si ha veramente modo di verificarlo. Anche all’interno di un singolo paese si possono trovare decine di gruppi tribali diversi, sentire parlare molte lingue, vedere paesaggi diversissimi, sperimentare ogni tipo di clima, vedere villaggi poverissimi e ville lussuose.

La “famosa” povertà dell’Africa sicuramente esiste ma non è come la immaginiamo noi in occidente, e in realtà anche nelle zone più povere la maggior parte delle persone conduce una vita semplice ma non muore di fame, e ci sono comunque anche molte persone ricche. Certo ci sono zone dove ci sono situazioni drammatiche, soprattutto in Etiopia, in Malawi e nel nord del Mozambico. Ovviamente non parlo delle zone tribali dove lo stesso concetto di ricchezza e povertà ha poco senso, o comunque è molto diverso dal nostro. All’occhio di un europeo però questo problema è abbastanza difficile da comprendere visto che nella maggioranza dei casi le cause sono abbastanza chiare e dipendono molto più dall’uomo che dal clima o dalla sfortuna. Malgrado in Africa tutti parlino di “cultura del condividere” in realtà la maggior parte della gente è molto egoista e spesso si aiutano solo tra persone della stessa zona o dello stesso gruppo tribale. I ricchi non condividono nulla con i poveri e nella maggior parte dei casi non c’è un livello di civiltà tale che li obbliga a farlo, visto che la politica è corrotta e anzi trae beneficio da questo sistema. Tutto ciò spesso causa guerre stupide e assolutamente inutili ( non che ci siano guerre intelligenti, ma almeno combattere per qualcosa e non semplicemente per odio tribale ha un senso ), delle quali beneficiano solo i signori della guerra e che lasciano milioni di persone nella più estrema povertà per anni. Un’altra cosa incomprensibile dal mio punto di vista è il motivo per il quale in Africa fanno tantissimi figli, quando spesso non hanno abbastanza risorse nemmeno per mantenere se stessi. Se vendi sigarette nelle stazioni degli autobus e fai 10 figli poi non puoi lamentarti se sei povero… E non è solo questione di ignoranza, perché ho visto zone dove il livello di istruzione è buono ( come in Kenya ) ma il problema c’era comunque. Ancora meno comprensibile è il motivo per il quale in certe zone il 30/40% delle persone ha l’aids ( incredibilmente anche in Sudafrica, che dovrebbe essere l’unico stato occidentale dell’Africa ), una malattia della quale si sa tutto ed è semplice capire come non prenderla, anche per un analfabeta.

Il razzismo: era una delle mie preoccupazioni maggiori, ma alla fine si è rivelata abbastanza infondata ( malgrado abbia incontrato diversi viaggiatori che invece ne hanno trovato ), e raramente ho visto sguardi veramente razzisti, e quasi tutti nella zona orientale del Sudafrica. In Etiopia in effetti c’è una forma di razzismo, ma è diverso da come lo intendiamo noi di solito, anche se lo stesso estremamente fastidioso. In ogni caso in Africa raramente si è trattati come tutti gli altri, si è quasi sempre visti non come degli individui ma come dei bianchi, appartenenti ad un certo mondo di persone ricche e viziate, e per questo motivo è difficile avere dei veri e sinceri rapporti con i locali, ci vuole molto tempo che ovviamente in un viaggio di questo tipo non si ha. Quasi tutti quelli che incontri ti vedono come una possibilità di guadagno, molti ti chiedono dei soldi anche se non sono affatto poveri e pochi sono realmente interessati a sapere qualcosa di te o della tua vita.

Il meglio e il peggio

Questa “classifica” è semplicemente un gioco, ovviamente non ha nessun valore reale oggettivo

Il Paese più bello: in realtà mi sono piaciuti tutti ( quindi non metterò il paese più brutto perché non c’è ), ma è anche vero che in tutti ho trovato cose che non ho gradito. Forse però quello che mi ha affascinato più è il Kenya, perché mi ha sorpreso molto, è davvero bellissimo e la gente che ho incontrato si è rivelata molto diversa da come me l’aspettavo.

La città più bella: Il Cairo, una città molto sottovalutata dove pochi si fermano più dei canonici due giorni per vedere l’egyptian museum e le piramidi. Seguono Cape Town e la Stone Town di Zanzibar.

La città più brutta: Ne ho viste molte orribili, ma la peggiore di tutte penso sia Metema, la città etiope sul confine sudanese, penso che ci siano poche città peggiori di questa nel mondo.

Le persone più simpatiche: forse quelli che ho incontrato nel Kenya occidentale, ma mi sono piaciuti molto anche i sudanesi e gli abitanti di Zanzibar.

Le persone meno simpatiche: senza dubbio gli etiopi del sud, gruppi tribali esclusi.

I paesaggi più belli: ne ho visti molti bellissimi, ma direi che spiccano su tutti quelli straordinari dell’altopiano etiope, dei laghi della Rift valley e quelli estremamente desolati nel deserto del Sahara.

L’animale più bello: lo squalo balena con il quale ho nuotato a Tofo, in Mozambico.

L’animale più simpatico: il facocero.

L’animale più brutto: alcune specie di stork, degli uccelli parenti delle nostre cicogne.

Il posto più caldo: Ilha de Mocambique, un clima quasi insopportabile.

Il posto più freddo: Chennek camp, a 3700 metri nelle Simien mountains, forse “solo” 4 o 5 gradi sottozero ma dentro un’esile tendina della quechua in un sacco a pelo leggerissimo.

Il viaggio più difficile: da Moyale a Marsabit nel nord del Kenya, in un camion di bestiame, percorrendo quella che viene definita “the worst road of Africa”, sotto un sole infernale.

Il viaggio più bello: anche i viaggi bellissimi sono stati ovviamente stati molti, ricordo con particolare emozione un viaggio nel sud dell’Etiopia, quando sono entrato nell’Africa “nera”, un altro attraversando la Tanzania, tra giraffe, zebre ed enormi baobab e uno molto bizzarro e divertente in treno nel nord del Mozambico.

Il miglior albergo: senza dubbio il Sondzela backpackers in Swaziland, semplicemente meraviglioso.

Il peggior albergo: anche qui niente dubbi: la “lokanda” di Shendi, in Sudan, praticamente una discarica…

Il momento più difficile: la salita al passo del Bhawit durante il trekking in Etiopia

Il momento più bello: sono stati molti, ma il primo bagno nell’oceano indiano a Zanzibar, dopo mesi di viaggi molto faticosi, è stato forse il momento più piacevole.

I viaggiatori più simpatici: quasi tutti quelli che ho incontrato sul ferry boat per il Sudan ( e con i quali ho viaggiato per un po’ ) e i giapponesi che ho conosciuto a Zanzibar.

Il monumento più bello: dire le piramidi e la sfinge di Giza è troppo banale ma non credo ci sia nulla di lontanamente paragonabile in Africa ( e se c’è, come il tempio di Abu Simbel o quello di Karnak, si trova comunque in Egitto ).

Il miglior ristorante: un ristorante ovviamente italiano ad Addis Abeba.

Il peggior ristorante: una bettola sporchissima nel sud dell’Etiopia.

Le donne più belle: sicuramente le etiopi, due spanne sopra tutte le altre.

Le donne meno belle: quelle dello Swaziland.

La zona più povera: tra il sud del Malawi e il nord del Mozambico.

La zona più ricca: forse il quartiere di Berea a Durban, in Sudafrica.

Il gruppo tribale più interessante: forse i Samburu nel nord del Kenya, che ho avuto modo di conoscere solo di sfuggita però.

Il posto più turistico: probabilmente Assuan in Egitto.

Il posto meno turistico: un villaggio tra Karima e Nuri in Sudan, dove le donne hanno strani tatuaggi sul viso e dove penso che bianchi ne abbiano visti ben pochi.

I paesi

Una breve analisi paese per paese

Egitto: E’ un paese molto bello che va visitato almeno una volta nella vita, con dei monumenti fantastici che spesso lasciano senza fiato. E’ ovviamente molto turistico, ma è facilmente visitabile anche in modo indipendente. In teoria è anche il meno caro di tutti, si può tranquillamente vivere con meno di 10 euro al giorno ( e mangiando molto bene ), però se si viene in questo paese si vuole vedere i siti archeologici, che purtroppo spesso hanno dei biglietti con prezzi “europei” e questo ovviamente incide parecchio nel proprio budget.

Sudan: E’ un paese che solo ora si sta timidamente aprendo al turismo e quindi in molte zone è ancora molto selvaggio. I problemi politici non sono ancora risolti e non credo che si risolveranno a breve, c’è molto odio tra i diversi gruppi etnici ma anche molti interessi economici in campo. Comunque la parte più interessante del paese, l’antica Nubia, è una zona tranquilla dove si può viaggiare senza pericoli, anzi è sicuramente una delle zone più sicure dell’Africa. La gente è molto onesta e ospitale, una cosa piuttosto rara nel resto del continente. Tutta la rete stradale è stata completata da poco quindi è abbastanza facile viaggiare con bus e minibus, ma ci vuole lo stesso spirito di avventura perché ovviamente i centri più piccoli non sono sempre facili da raggiungere ( e nel deserto non c’è molto traffico… ). Bisogna anche sapersi adattare a varie situazioni, ovviamente l’offerta turistica è quasi inesistente e i pochi hotel sono spesso sporchi e molto spartani. E’ un paese da veri avventurieri, con un clima spesso estremo, dove si possono visitare villaggi dove la gente non conosce il mondo occidentale e dove i viaggiatori stranieri sono pochissimi. E’ abbastanza economico, si può viaggiare tranquillamente con 10/15 euro al giorno.

Etiopia: Forse l’unica “delusione” di questo viaggio. In realtà il paese è bellissimo, ricco di paesaggi straordinari e di una cultura unica ed intrigante, ma purtroppo la maggior parte della gente che ho incontrato si è rivelata tutt’altro che simpatica, amichevole o ospitale, e dopo un mese non vedevo l’ora di andarmene. Poi va aggiunto che viaggiare è molto difficile, le strade sono pessime e spesso ci vogliono ore e ore per fare poche decine di chilometri ( anche se ora c’è un mega progetto per rinnovare tutta la rete stradale, che però procede lentissimo ). Mi restano comunque dei ricordi bellissimi di questo paese, soprattutto delle montagne e delle tribù hamer della Omo Valley. E’ anche il paese dove ho mangiato meglio ( almeno nelle città ). E’ uno dei paesi più economici, ma va anche detto che il livello dell’offerta di mezzi di trasporto, hotel e ristoranti è spesso molto basso.

Kenya: La “sorpresa”. Me l’avevano descritto come iper-turistico, pericoloso e dove i bianchi sono mal visti, invece in questo paese ho incontrato forse la gente più bella e simpatica dell’Africa, che mi ha trattato praticamente sempre in modo normale, come un kenyano. Tra l’altro in Kenya ho trovato le persone con il più alto livello di istruzione ( direi a occhio anche più dei neri sudafricani ), tutti parlano un ottimo inglese ed è uno dei pochi paesi dove ho potuto avere interessanti confronti e conversazioni con i locali. E’ sicuramente turistico ma c’è spazio anche per il viaggiatore indipendente, e al di là dei safari si può viaggiare abbastanza facilmente senza organizzare nulla. E’ per certi versi il paese africano perfetto: è piccolo ma c’è un po’ di tutto dell’Africa “vera”, dalle spiagge bellissime sull’oceano indiano alle montagne, dai deserti alle savane ricchissime di animali, laghi, fiumi, tantissimi gruppi tribali diversi, città interessanti… La criminalità c’è, è molto violenta e non va mai sottovalutata, ma con un minimo di buon senso e evitando di girare la sera tardi nelle città si può ridurre moltissimo il rischio. Per certe cose è abbastanza caro, se si vuole fare un safari nella savana direi che è difficile mantenersi sotto i 20/25 euro al giorno.

Tanzania: Malgrado l’abbia quasi completamente attraversata per due volte ( quasi 2000 chilometri in autobus ) non posso dire di averla conosciuta molto bene, anche perché mi sono fermato solo a Mwanza, a Ukerewe Island e a Dar es Salaam. La parte occidentale comunque mi è piaciuta molto, la gente è moooolto rilassata e c’è una languida atmosfera tropicale veramente piacevole. Dar invece non mi è piaciuta affatto, un’anonima metropoli dove non c’è nulla da fare o da vedere, se non aspettare il ferry per Zanzibar e cercare di non farsi derubare la sera. Mi sono piaciuti molto i paesaggi con i famosi baobab, le donne e la frutta tropicale. In generale la gente è simpatica, anche se ci sono un po’ troppi ubriaconi per i miei gusti.

Zanzibar: Ero indeciso se andare o no a Zanzibar, mi sembrava un posto adatto solo al turista organizzato, ma dopo aver incontrato il centesimo viaggiatore che mi diceva che è un posto fantastico mi sono deciso ed è stata una scelta azzeccata, quest’isola è veramente bellissima. Sulle famose spiagge della costa est non c’è molto da dire, sono magnifiche ma come lo sono molte altre nei Caraibi, alle Maldive o in Indonesia. A Zanzibar però c’è molto altro, soprattutto un interessante e bizzarro mix culturale unico al mondo. Le persone, soprattutto nei villaggi, sono molto amichevoli e ospitali. Se si evitano i locali per turisti e i negozi di souvenir di Stone Town si può spendere relativamente poco, anche 10/15 euro al giorno.

Malawi: Il paese è sicuramente molto bello, la gente è simpatica ed è secondo me molto adatto a chi vuole conoscere la “vera” Africa senza però impantanarsi nelle giungle, nelle savane o nelle pericolose città del Kenya, della Tanzania o del Mozambico. Purtroppo l’ho attraversato durante la stagione delle piogge e non ho potuto godere dei suoi splendidi paesaggi, o almeno non quelli di montagna. Le coste del lago Malawi sembrano quelle di un’isola tropicale, il colore dell’acqua è stupendo. C’è una bella atmosfera di viaggiatori, simile a quella che si può trovare nei backpackers sudafricani. Spesso viene definito uno dei paesi più economici dell’Africa, ma non è così, io l’ho trovato piuttosto caro, soprattutto considerando che è uno dei paesi più poveri del mondo. E’ quello dove ho trovato il miglior trasporto pubblico, con dei veri autobus di linea che partono ad orari prestabiliti.

Mozambico: un altro paese che mi ha sorpreso positivamente, soprattutto perché è molto diverso dai paesi vicini del centro e del sud dell’Africa, è da un certo punto vista quasi “europeo”. Nord e sud sono molto diversi, si può dire che il fiume Zambezi è una vera e propria linea di confine tra due realtà: un settentrione poverissimo, molto arretrato, dove i viaggiatori stranieri sono una rarità e una costa meridionale invece più sviluppata, soprattutto nelle città, e dove i turisti sono molti, soprattutto sudafricani. L’antica capitale Ilha de Mozambique è senza dubbio uno dei luoghi più belli dell’Africa Orientale. Anche le spiagge sull’oceano indiano sono fantastiche, degne delle loro fama. Gli alberghi al nord sono piuttosto cari e spesso molto squallidi, e anche gli autobus non sono economici, anche se veloci e di buona qualità. Ma ci sono anche molte cose che hanno prezzi irrisori, come il pane, buonissimo, la frutta e l’ottima birra. Nelle città bisogna sempre stare attenti soprattutto la sera, da queste parti c’è molta delinquenza, anche se non è così terribile come a volte viene descritta.

Swaziland: uno dei paesi più belli, molto piccolo ma con dei paesaggi da favola e degli abitanti simpatici e gentilissimi. Un posto ideale per rilassarsi, godersi la compagnia dei molti animali e la bellezza di luoghi quasi incontaminati. Qui sono pochi quelli che si fermano a lungo, anzi penso che l’80% dei turisti si fermi al massimo un giorno, in viaggio verso la costa del Sudafrica o il Mozambico. Quindi il paese è turistico ma solo in poche zone ( praticamente solo nella Ezulwini valley ), ci sono molti posti, soprattutto nelle montagne, dove non va quasi nessuno. Per andare un po’ “off the beaten track” serve però una macchina, oppure molta pazienza e tempo da perdere. Me l’aspettavo un po’ più “tribale”, ma in realtà la maggior parte dei villaggi assomigliano più alle township sudafricane che ai villaggi tradizionali africani e la gente veste e vive all’occidentale. E’ in effetti un paese direi molto sudafricano, anche come costi, e potrebbe benissimo essere una provincia del Sudafrica. Molti abitanti che ho incontrato non sono affatto contenti della monarchia e preferirebbero essere uno degli stati del Sudafrica.

Sudafrica: E’ davvero “the rainbow country”: un paese bellissimo con moltissimi paesaggi fantastici che cambiano continuamente, tantissimi gruppi etnici diversi, spiagge meravigliose, montagne, fiumi, deserti, colline verdissime, parchi con tanti animali e con un’infinità di cose da fare e da vedere per tutti i gusti, anche se forse un po’ troppo turistico. In realtà malgrado il termine “backpacker” sia dappertutto è un paese molto più adatto al turista organizzato ( soprattutto per i giovani in cerca di divertimento ) che al vero viaggiatore indipendente. Uscire dalle rotte turistiche poi non è una buona idea, questo non è un paese dove fermarsi in villaggi a caso a conoscere i locali, si può rischiare in alcuni casi anche la vita, ma al di là della criminalità che si può incontrare qui i neri ( che sono l’80% della popolazione ) non sono quasi mai troppo amichevoli con i bianchi. E’ un paese secondo me poco “africano”, malgrado alcune zone come l’Eastern Cape vengano vendute ai turisti come la “vera” Africa, è più un mix tra culture tradizionali e occidentali, con queste ultime che stanno diventando sempre più predominanti. Gli animali sono molti ma tutti nei parchi, che sono fin troppo turistici e sempre affollati, ma è così anche in altre parti dell’Africa, d’altronde chi viene in questo continente vuole vedere i leoni, le giraffe o le zebre, e non villaggi sperduti nelle giungle o nei deserti. Quasi tutti viaggiano col bazbus, che è molto comodo e sicuro, segue delle rotte prestabilite e ti porta direttamente nell’ostello che hai scelto ( in una delle guide gratuite che sono dappertutto, come la coast to coast o la alternative route ), ma è molto caro ( in genere costa almeno il triplo di un bus normale o di un minibus, ma ci sono dei biglietti un po’ più convenienti che ti consentono di scendere e salire quando vuoi nel periodo di tempo scelto ) e lentissimo. Il modo migliore per viaggiare in Sudafrica è sicuramente l’auto ( che purtroppo non sono riuscito a noleggiare ), non c’è mai molto traffico e le strade sono accettabili, anche se non come le nostre. Viaggiare in questo paese è più economico che viaggiare in Europa ( almeno quella occidentale ) ma non di molto, direi che bisogna mettere in preventivo una spesa di almeno 30/40 euro al giorno, a meno che non si voglia fare i duri e puri fino in fondo ma alla fine si rischia di non godere completamente della bellezza del posto.

I numeri del viaggio:

Chilometri percorsi: 17000 overland dal Cairo a Cape Town + 14500 circa in aereo

Giorni di viaggio: 137

Spesa: circa 3500 euro ( +500 di aereo )

Paesi visitati: 9 e mezzo ( Zanzibar fa parte della Tanzania ma si può considerare uno stato indipendente )

Località visitate: circa 90

Il punto più alto: Cima Inatye, Etiopia, 4070 m

Il viaggio più lungo: Mwanza-Dar es Salaam, circa 1200 km, 17 ore

La città più grande: Il Cairo, circa 20 milioni di abitanti

Il paese più grande: Il Sudan, la più grande nazione africana, 2.505.810 kmq

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